Categoria: abstract

abstract vol 79 : 1

Daniele Garrone, Protestanti ed ebrei in Italia, cammini paralleli?

Per certi versi, si può parlare per le due minoranze religiose storiche in Italia di «cammini paralleli»: avendo alle spalle storie analoghe di discriminazioni, dopo l’emancipazione (1848) valdesi ed ebrei entrano convintamente nella storia dell’Italia unita, insieme a denominazioni protestanti ed evangeliche. In questo contesto si inseriscono anche iniziative britanniche per la conversione degli ebrei, praticamente senza esito se non quello di aver diffuso un certo filoebraismo che resse alla sfida dell’antisemitismo. Si tratta però di un territorio ancora in larga misura inesplorato. Abbiamo cercato di menzionare gli ambiti delle ricerche da intraprendere e richiamato alcuni esempi ottocenteschi.

Daniele Garrone, Protestants and Jews in Italy, Parallel Paths?

In some ways, one can speak of ‘parallel paths’ for the two historical religious minorities in Italy: having similar histories of discrimination behind them, after the emancipation (1848) Waldensians and Jews entered with conviction in- to the history of united Italy, together with Protestant and Evangelical denominations. In this context there were also British initiatives for the conversion of the Jews, practically without success except that of having spread a certain pro-Jewishness that withstood the challenge of anti-Semitism. However, this is a largely unexplored field. We have tried to mention the areas of research to be examined, and recalled some Nineteenth-Century examples.

Elisabetta Ricci, Esodo 22,4-5 letto alla luce del contesto dell’Antico Vicino Oriente

L’esame di Esodo 22, 4-5 qui presentato affronta i problemi filologici dalla cui soluzione dipende in larga misura la questione se il testo presenti due casi di uno stesso problema o se si tratti di due norme distinte. Il confronto con te- sti paralleli presenti nel Codice di Hammurabi e nelle Leggi Hittite ci ha fatto propendere per l’ipotesi che individua due leggi distinte.

Elisabetta Ricci, Exodus 22, 4-5, Read in the Light of the Context of the Ancient Middle East

The analysis of Exodus 22,4-5 that we present here addresses the philological problems whose solution answers the question of whether the text deals with two cases of the same problem or with the rules for two different cases. Comparison with parallel texts in the Code of Hammurabi and the Hittite Laws has led us to lean towards the hypothesis that it deals with two different laws.

Steven R. Harmon, La cattolicità battista: che cos’è e perché è importante per i battisti e per tutta la chiesa di Cristo

Questo articolo, che originariamente è stato presentato come conferenza alla Facoltà valdese di Teologia, offre una panoramica del concetto di «cattolicità battista», come è stato delineato nel libro dell’autore pubblicato nel 2006. Si illustra come il concetto sia stato esteso in direzioni più esplicitamente ecumeniche nei lavori successivi, in particolare nel libro del 2016 dal titolo Baptist Identity and the Ecumenical Future. L’articolo esplora gli antecedenti patristici del concetto di cattolicità «quantitativa» e «qualitativa», coniato dal teologo cattolico Yves Congar, applicandoli alla tradizione battista, prima di inquadrare ecumenicamente l’ecclesiologia battista nella visione di «chiesa pellegrina», secondo cui i battisti condividono con le altre chiese il pellegrinaggio verso una chiesa visibilmente unita e pienamente sottoposta al governo di Cristo.

Steven R. Harmon, Baptist Catholicity: What it is and Why it is Important for Baptists and for the Whole of the Church of Christ

This article, originally presented as a lecture at the Waldensian Faculty of Theology in Rome, offers an overview of the concept of a ‘Baptist Catholicity’ as envisioned in the Author’s 2006 book Towards Baptist Catholicity and ex- plains how the concept has been extended in more explicitly ecumenical directions in his subsequent work, in particular the 2016 book Baptist Identity and the Ecumenical Future. The article explores the Patristic antecedents of Catholic theologian Yves Congar’s concept of a Catholicity that is both ‘quantitative’ and ‘qualitative’, applying them to the Baptist tradition, before framing Baptist ecclesiology ecumenically in terms of a ‘Pilgrim Church’ vision, according to which Baptists share with other churches the pilgrim journey to a visibly uni- ted Church fully under the rule of Christ.

Lothar Vogel, L’utraquismo boemo del Cinquecento e la Riforma protestante

Questo studio critico presenta la ricerca dottorale di Christine Marianne Schoen sull’influsso protestante sull’utraquismo boemo nel xvi secolo. Nella dialettica tra approcci storiografici inclini a porre in risalto una progressiva protestantizzazione dell’hussitismo e altri più orientati verso la sottolineatura della sua coerenza intrinseca, ella prende posizione a favore della prima delle due opzioni, basando la sua argomentazione su un’attenta analisi teologica delle fonti. Inoltre, l’autrice identifica la città di Venezia come meta preferita per l’ordinazione di presbiteri utraquisti, dal momento che la sede arciepiscopale di Praga era vacante. Questa prassi finì nel 1543, contestualmente all’imporsi di una rotta inquisitoriale nei confronti degli evangelici. In sintesi, questa ricerca è significativa per la storia della Riforma in tutta l’Europa.

Lothar Vogel, Sixteenth-Century Bohemian Utraquism and the Protestant Reformation

This study presents Christine Marianne Schoen’s doctoral research on the Protestant influence on Bohemian Utraquism in the 16th century. In the tension between historiographical approaches inclined to emphasise a progressive Protestantisation of Hussitism and others more oriented towards emphasising its intrinsic coherence, she takes position in favour of the first of the two options, basing her argumentation on a careful theological analysis of the sources. Moreover, the Author identifies the city of Venice as a preferred destination for the ordination of Utraquist presbyters, since the archiepiscopal see of Prague was vacant. This practice ended in 1543, at the same time as an inquisitorial approach was started against Protestants. In brief, this research is significant for the history of the Reformation throughout Europe.

abstract vol 78 : 3-4

Heike Walz, Lodare Dio con tamburi e danze? La teologia interculturale come «terzo spazio» decoloniale nel contesto della (post-)migrazione

«Lodate Dio con tamburi e danze», dice il Salmo 149,3. Le «comunità transnazionali» ghanesi celebrano culti pentecostali-carismatici con lodi, tamburi e danze. Questa spiritualità in movimento, insieme ad altre differenze, sfida le chiese tradizionali della Riforma a essere chiesa insieme come «comunità interculturali». Sulla base di questo case study dalla Germania, l’autrice offre un’introduzione alla teologia interculturale nel contesto della (post-)migrazione e spiega perché le sembra necessaria una «epistemologia decoloniale». Basandosi sulla sua ricerca Inter-Dance & Religion, sostiene che la musica e la danza popolare cristiana ghanese servono come strategie di coping esistenziale nel contesto della migrazione. Utilizzando il concetto di «terzo spazio» (Homi K. Bhabha), dispiega le vie verso una visione inclusiva di una chiesa «post-migrante», sostenuta dalla speranza di una «danza escatologica nella vigna» (Geremia 31,4.13).

Heike Walz, “Praising the Lord in the Dance with the Timbrel”? Intercultural Theology as a Decolonial “Third Space” in the Context of (Post)migration

“Praise the Lord in the dance with the timbrel” says Psalm 149,3. Ghanaian “transnational congregations” celebrate Pentecostal-charismatic worship ser- vices with praise, drums and dance. This spirituality in movement, along with other differences, challenges traditional Reformed Churches to be churches together as “intercultural congregations”. Using this case study from Germany, the Author provides an introduction to intercultural theology in the context of (post-)migration and explains why a “decolonial epistemology” seems necessary. Based on her Inter-Dance & Religion research, she states that Ghanaian Christian popular music and dance serve as existential coping strategies in the context of migration. Using the concept of “third space” (Homi K. Bhabha), she unfolds pathways to an inclusive vision of a “postmigrant” Church sustained by the hope of an «eschatological dance in the vineyard» (Jeremiah 31,4.13).

Giamaica Roberta Mannara, Il metodismo transnazionale tra Italia e Ghana: alcune considerazioni su una chiesa in continua rigenerazione

Il contributo ha lo scopo di restituire una fotografia della Chiesa metodista e valdese in prospettiva transnazionale, in particolare in relazione al rapporto della chiesa con la comunità di fedeli di origine ghanese. Nella prima sezione vengono analizzati in prospettiva storica i momenti salienti della nascita della Chiesa metodista ghanese e le vicende dei personaggi che hanno contribuito ad ancorare la chiesa alla storia della nazione africana. La seconda sezione, invece, ospita una serie di considerazioni circa il processo di rigenerazione che la Chiesa metodista e valdese d’Italia sta affrontando negli ultimi anni per far fronte alla necessità di accogliere i nuovi fedeli provenienti dal Ghana; alcune delle criticità tipiche dell’incontro interculturale e intergenerazionale vengono analizzate a partire dalle testimonianze dirette raccolte tra i membri di chiesa di origine ghanese.

Giamaica Roberta Mannara, Transnational Methodism between Italy and Ghana: Some Remarks on a Continuously Regenerating Church

The Article aims at giving a picture of the Methodist and Waldensian Church in a transnational perspective, mainly as regards the relationship of the Church with a congregation of members of Ghanaian origin. The first section analyses the historical perspective of the most important moments of the birth of the Ghana- ian Methodist Church and the course of events of the people who contributed to anchor the Church to the history of the African nation. The second section offers a series of remarks on the process of regeneration that the Italian Methodist and Waldensian Church is facing in order to welcome the new members of Ghanaian origin; some difficulties typical of intercultural and intergenerational encounters, starting from the evidence given by the Church members of Ghanaian origin.

Daniel Cyranka, Scienze delle religioni e Teologia interculturale: una duplice disciplina. Alcune tesi di lavoro

Questo articolo affronta l’argomento degli studi religiosi e della teologia interculturale come viene insegnata nella struttura dei programmi della teologia protestante nelle università di lingua tedesca. Si analizza l’esempio concreto dell’università di Halle in Germania, come pure le storie interconnesse della missiologia e degli studi religiosi. L’articolo include le tesi sull’argomento che sono usate e ulteriormente sviluppate nell’insegnamento accademico.

Daniel Cyranka, Science of Religions and Intercultural Theology: A Double Discipline. Some Theses of Work

This article introduces the subject of religious studies and intercultural theol- ogy as it is taught in the framework of Protestant theological degree programmes at German-speaking universities. The concrete context of the University of Halle in Germany is considered as well as the interwoven histories of missiology and religious studies. The text includes annotated theses on the subject, which are used and further developed in academic teaching.

Paolo Naso, Il talento sotterrato. La risorsa negata della religiosità dei migranti

A partire dai dati sul «Nuovo Pluralismo Religioso» che si è affermato anche in Italia, il saggio analizza i vari modelli di organizzazione delle comunità religiose dei migranti. Richiamando recenti ricerche qualitative e quantitative condotte nell’ambito di queste comunità, l’autore ricostruisce il «capitale sociale» – relazioni, welfare, reti di sostegno – che esse producono, e denuncia il fatto che questo «valore» non venga riconosciuto e utilizzato per promuovere politiche di integrazione e di inclusione di cui si avverte un grande e urgente bisogno.

Paolo Naso, The Talent Hidden in the Earth. The Refused Resource of Migrants’ Religiosity

Starting from the data emerged on the “New Religious Pluralism”, which has now become well-known in Italy, this essay analyses the various models of organization of religious congregations of migrants. Analysing recent qualitative and quantitative researches carried out within these congregations, the Author reconstructs the “social capital” – relationships, welfare, support networks – which they produce, and denounces the fact that this “value” is not recognized and used to promote policies of integration and inclusion, which we feel are badly and urgently needed.

Debora Spini, Democratura, regressione, ritorno della religione: qualcosa da dire?

L’articolo intende approfondire alcune suggestioni legate all’idea di «democratura», un neologismo per indicare quelle forme di democrazia che tendono al consenso plebiscitario annullando le forme di partecipazione al potere popolare tipiche di una democrazia liberale. Il ritorno del populismo e del sovranismo nella politica ne sono i primi sintomi, accompagnati da un ritorno delle religioni nel dibattito politico, perfino nel cuore dell’Europa secolarizzata. In questo contesto le chiese che nascono dalla Riforma hanno qualcosa da dire di costruttivo, per la loro genetica propensione a non sacralizzare ma a storicizzare l’esperienza di fede, liberando così spazio per il dialogo e il confronto tra le diversità che compongono una società moderna, capaci di impegno politico e sociale senza nostalgie o pretese di esclusività tipiche delle (ex?) religioni di stato.

Debora Spini, “Democratura”, Regression, a Return to Religion: Something to Say?

The article aims to explore some suggestions related to the idea of “democratura”, a neologism indicating those forms of democracy that tend toward plebiscitary consensus by nullifying the forms of participation in popular power typical of a liberal democracy. The return of populism and sovereignism in politics are the first symptoms of this, accompanied by a return of religions to political debate, even in the heart of secularized Europe. In this context, the Churches that grew out of the Reformation have something constructive to say, because of their genetic propensity not to sacralize, but to historicize the experience of faith, thus freeing up space for dialogue and confrontation among the diversities that make up a modern society, capable of political and social engagement without nostalgia or claims to exclusivity typical of (former?) State Religions.

Federica Brizi, Accoglienza e relazione d’aiuto in una prospettiva interculturale

L’articolo sottolinea l’importanza dell’accoglienza nei confronti degli immigrati alla luce dei principi della fede cristiana. Si evidenzia la necessità dell’integrazione degli immigrati in una società accogliente, promuovendo l’incontro interculturale. Il documento enfatizza l’importanza di evitare l’assimilazione e di adottare un approccio basato sulla comprensione e la fiducia reciproca. Inoltre, l’articolo illustra diverse teorie e approcci psicologici e sociologici che possono essere utili per comprendere e supportare i migranti nell’ambito dell’accoglienza. Si enfatizza l’importanza di un approccio interculturale che consideri la complessità e la specificità di ogni individuo. Infine, viene presentato un esempio di dialogo tra un facilitatore dell’integrazione e un migrante, mostrando un approccio collaborativo all’integrazione.

Federica Brizi, Welcoming and Help Relationship in an Intercultural Perspective

The Article underlines the importance of welcoming immigrants in the light of the Christian faith principles. It highlights how necessary it is to integrate immigrants in a welcoming society, promoting an intercultural encounter. The document emphasises the importance of avoiding assimilation and adopting instead an approach based on comprehension and reciprocal trust. Besides, the Article presents different theories and psychological and sociological approaches that can be useful to understand and support the welcoming of migrants. The emphasis is on the importance of an intercultural approach that takes into ac- count the complexity of each specific individual. Lastly, an example is presented of a dialogue between a facilitator of integration and a migrant, showing a collaborative approach to integration.

Silvia Omenetto, I luoghi di culto e di sepoltura alla prova dell’interculturalità. Il caso italiano

Il contributo esamina i luoghi della diversità religiosa localizzati sul territorio nazionale come interstizi urbani e spazi interculturali. Ciò significa interpre- tare le dinamiche di condivisione sincronica o di coesistenza e di condivisione diacronica o di sostituzione del medesimo edificio tra gruppi minoritari come espressione di reti e relazioni interculturali. L’attenzione verrà dapprima posta sulle strategie di insediamento che hanno determinato specifiche architetture di culto sia tra le comunità con origine migratoria sia tra i movimenti religiosi a maggioranza italiana. Si darà poi conto delle dinamiche di sostituzione e di coesistenza che stanno interessando anche i cimiteri comunali italiani – categoria di luoghi religiosi ancora poca nota – grazie a una prima ricognizione promossa dalla Fondazione Migrantes nel 2020, per giungere poi alle riflessioni finali in cui si confuterà l’ipotesi iniziale.

Silvia Omenetto, Places of Worship and Burials in the Test of Interculturalism.The Italian Case

This Article examines the places of religious diversity localized on the national territory, as urban interstices and intercultural spaces. This means interpreting the dynamics of syncronical condivision or coexistence and diacronic condivision or substitution of the same building among minority groups as an expression of networks and intercultural relationship. Firstly, the attention is drawn on the strategies of settlement that brought about specific architectures of worship among the congregations of migrant origin and the religious movements of Italian origin. Then the dynamics of substitution and coexistence that are taking place in Italian Council Churchyards will be examined – a category of religious places still not well known – thanks to an initial recognition promoted by “Fondazione Migrantes”, in 2020, reaching the final remarks that will refute the initial hypothesis.

abstract vol 78 : 2

Eric Noffke, Una, due o tre vie di salvezza? Perdono e giustificazione in Paolo

L’articolo analizza il lavoro di alcuni esponenti della «Paul within Judaism Perspective» (in particolare Gager e Nanos) i quali hanno attaccato con veemenza la lettura luterana di Paolo, limitando la sua teologia della grazia ai soli credenti di origine pagana, mentre per gli ebrei la legge di Mosè rimarrebbe valida. Si presenta poi la tesi di J. Barklay per il quale la teologia della grazia implica di fatto una risposta nelle opere dei credenti. Dei primi G. Boccaccini, nel suo re- cente libro su Paolo, prende l’idea di cercare di collocare Paolo nel giudaismo del suo tempo, ma utilizzando piuttosto la sua lettura enochica della teologia protocristiana; del secondo sviluppa l’idea che la giustificazione del credente non coincide con la sua salvezza, ma apre solo una nuova possibilità per gli empi. Un accenno conclusivo a Theissen e von Gemunden aiuta a capire non solo la poliedricità delle letture contemporanee dell’apostolo Paolo, ma anche a ribadire la sostanziale validità dell’interpretazione luterana a fronte di queste nuove proposte.

Eric Noffke, One, Two or Three Ways of Salvation? Pardon and Justification in Paul

This article analyses the work of some followers of the “Paul within Judaism Perspective” (in particular Gager and Nanos) who attacked violently the Lutheran interpretation of Paul, which restricts his Theology of Grace to the sole believers of pagan origin, while for the Jews, Moses’ law would remain valid. Then J. Barclay’s thesis is introduced. According to this author, the Theology of Grace means in practice a response in the deeds of the believers. Among the first group, Boccaccini, in his recent book on Paul, tries to place Paul in the Judaism of this time, but he uses his Enochic interpretation of the Proto-Christian Theology; from Barclay’s thought he develops the idea that the justification of the believer does not coincide with his salvation, but it opens only a new possibility for the impious. At the end of the Article, the Author mentions Theissen and von Gemunden, thus helping one to understand how polyhedric the present interpretation of the Apostle is, but also reaffirms how the Lutheran interpretation is substantially valid, in comparison to these new suggestions.


Lothar Vogel, Reazioni evangeliche al dogma dell’Assunzione

Questo contributo offre una panoramica delle reazioni evangeliche alla dogmatizzazione dell’Assunzione nel 1950, compiuta in una fase già caratterizzata da rapporti ecumenici evoluti. Sono delineate le ripercussioni di differenze intra-evangeliche e in particolare del dibattito sulla demitizzazione proposta da Rudolf Bultmann sulla percezione e valutazione di questo atto. In tal modo, il dogma dell’Assunzione impose anche ai teologi evangelici del periodo una presa di posizione su come affermare una dottrina «positiva» ed ecclesiasticamente vincolante, anche se di contenuto diverso, e su come comprendere teologicamente la storia umana. Emerse dalla discussione una trasversalità delle questioni da affrontare che contribuì a impedire effetti deleteri del nuovo dogma sugli effettivi rapporti ecumenici.


Lothar Vogel, Protestant Reactions to the Dogma of the Assumption


This contribution gives an overview of the Protestant reactions to the Dogma of the Assumption in 1950, which took place at a time when ecumenical relations had already evolved. We describe the repercussions of inner-evangelical differ- ences and in particular the debate on the demythologization proposed by Rudolf Bultmann on the perception and evaluation of this act. In this way, the Dogma of the Assumption compelled Protestant theologians to take a stand on how to affirm a ‘positive’ and ecclesiastically binding doctrine, albeit with a different content, and on how to understand human history theologically. What emerged from the discussion was a transversal nature of the issues to be addressed, which helped to prevent deleterious effects of the new Dogma on the ecumenical relations.


Franco Chiarini, L’innodia metodista in Italia. Appunti su due raccolte della seconda metà dell’Ottocento e la musica di Filippo Festa


Animato dal desiderio di realizzare una propria innodia, l’evangelismo italiano della seconda metà dell’Ottocento produsse una grande quantità di inni, sia originali che tradotti, nella consapevolezza che il canto comunitario potesse costituire un valido strumento di evangelizzazione e testimonianza. Per quanto riguarda la componente metodista, l’esame delle due sezioni della raccolta Melodie evangeliche offre l’opportunità di conoscere le musiche per i testi di autori evangelici italiani esuli a Londra negli anni Quaranta e Cinquanta dell’Ottocento come pure quelle per molti altri inni tradotti da autori metodisti italiani non appena la missione metodista wesleyana si stabilì in Italia alla fine degli anni Sessanta. Tra queste musiche si distinguono quelle di Filippo Festa, membro della chiesa metodista di Napoli, autore di circa la metà di esse. La seconda sezione della raccolta presenta inni provenienti dal patrimonio innologico del protestantesimo «risvegliato» statunitense e inglese, anch’essi tradotti in italiano. Pertanto, le due sezioni esaminate fanno di Melodie evangeliche una ampia e diversificata raccolta di inni propedeutica alla stesura di un successivo innario, dove le musiche di Festa rappresentano un elemento di indubbio interesse tanto da essere inserite negli innari che videro la luce in quei decenni. A questo proposito l’Appendice al presente lavoro mostra alcune musiche del maestro metodista napoletano a testimonianza del suo significativo contributo all’innodia evangelica italiana tra secondo Ottocento e i primi decenni del nuovo secolo.


Franco Chiarini, Methodist Hymnody in Italy. Some Notes on Two Collections from the Second Half of the nineteenth Century and Filippo Festa’s Music


Italian Protestantism in the second half of the nineteenth century, being animated by the wish to have its own hymnody, produced a large amount of hymns, both original and translated, being aware that communal singing could be a valid instrument of evangelization and testimony.As regards the Methodists, the two sections of the collection of Melodie Evangeliche offer us the opportunity of learning the melodies for the texts of Protestant Italians in exile in London in the forties and fifties of the ninteenth century, and also the melodies of many other hymns translated by Italian Methodist authors at the time when the Wesleyan Methodist mission was established in Italy at the end of the sixties of the same century. The melodies composed by Filippo Festa, a member of the Methodist church in Naples, are the most noticeable, being circa half of them.The second section of the collection introduces hymns, which come from the collection of the “Revival” Protestantism from the United States and England, translated into Italian. Therefore, the two sections examined in Melodie Evangeliche offer an ample and diversified collection of hymns, as a propaedeutics to a subsequent Hymn Book, in which Festa’s melodies are an element of great interest, so much so as to be inserted into the hymn books produced in those decennia. The Appendix to the present Article shows some melodies of the Neapolitan Methodist Maestro, showing how significant his contribution is to Italian Protestant Hymnody in the second half of the nineteenth century and the first decennia of the new century.


Lorenzo Scornaienchi, Un Paolo volutamente inclusivo


Lo studio prende in esame le tesi di G. Boccaccini sulla teologia paolina. Paolo, ebreo apocalittico e messianico, sosterrebbe una teologia delle opere che culmina nel Giudizio finale cui dovrà comparire ogni umano. Per Boccaccini Paolo distingue tre vie di salvezza: l’osservanza della Torah per gli ebrei giusti, l’osservanza della legge della coscienza per i pagani giusti e la giustificazione per grazia per pagani ed ebrei peccatori. Tale teoria deriva da un intento voluta- mente inclusivo e composito che non considera come la croce e la resurrezione abbiano prodotto una svolta culturale e teologica radicale in Paolo e siano alla radice di quel suo caratteristico impeto missionario e polemico.


Lorenzo Scornaienchi, A Deliberately Inclusive Paul


The Article examines the theses of G. Boccaccini on Paul’s theology. According to this author, Paul, a messianic and apocalyptic Jew, asserts a theology of the deeds, which culminates in the final judgement to which every human being will appear. Paul therefore distinguishes three ways of salvation: the observance of the Torah for the just Jews, the observation of the law of conscience for the just pagans, and the justification by grace for pagans and sinning Jews. This theory is based upon a deliberately inclusive purpose which does not take into account how the cross and the resurrection produced a radical cultural and theological change in Paul, and are the basis of his characteristic missionary and polemical impetus.

abstract N 79 : 2-3

Elena Lea Bartolini De Angeli, A proposito di precetti

Se è noto che i precetti nell’ebraismo sono 613, sono invece meno noti il modo e le dinamiche con cui la tradizione ha fissato tale numero distinguendo al suo interno precetti positivi, cioè azioni da compiere, e precetti negativi, ovvero azioni da non compiere. Ripartendo dal rapporto fra rivelazione scritta e orale, si precisa qual è lo scopo delle mitzwoth, dei precetti, per poi prendere in esame le fonti rabbiniche nelle quali si attesta che sono 613. Analizzando le ragioni per cui si indica questo numero si rileva che, di fatto, viene ricondotto simbolicamente alle parti del corpo umano per sottolineare l’importanza di un’adesione integrale agli insegnamenti rivelati. Su tale base si ripropongono alcuni momenti del dibattito tradizionale volto a mostrare come il riferimento al numero 613 non sia assoluto e immutabile: le fonti rabbiniche stesse riportano conteggi diversi ancorandoli a passi biblici di supporto, inoltre, autorevoli maestri insistono sul fatto che più che il numero deve prevalere la motivazione che spinge a mettere in pratica quanto rivelato al Sinai, e questo perché chi compie anche solo un precetto per amore di Dio e senza secondi fini merita comunque il Mondo Avvenire. Su tali questioni è in corso oggi un vivace dibattito fra le correnti dell’ebraismo ortodosso e progressivo.

Ariel Di Porto, Rashì, il commentatore della Torah

Rashì (1040-1105) è notoriamente il principale commentatore della Bibbia ebraica e del Talmud. Negli ultimi anni gli studiosi hanno scritto molto su Rashì e sulla sua scuola, restituendo un’immagine di un medioevo ebraico molto più vivace rispetto a quanto si pensasse abitualmente. La società ebraica, poco prima della terribile ferita delle crociate, è in costante contatto e spesso in polemica con la società circostante cristiana. Nei suoi commenti Rashì persegue diversi scopi, inaugurando un filone interpretativo che troverà enorme seguito, sino al giorno d’oggi.

Fulvio Ferrario, Profana e benedetta. Appunti per una teologia della creazione

L’articolo discute, in dialogo con alcuni esiti della recente ricerca biblica, aspetti di rilievo del recente dibattito teologico sulla creazione, tra i quali: le responsabilità della tradizione ebraico-cristiana nella genesi dell’attuale crisi ecologica; la crisi della fiducia nell’homo faber; la ricezione teologica dell’«ipotesi Gaia»; la questione dell’«antropocentrismo» e le sue articolazioni. L’orizzonte, classico e al tempo stesso creativo, della «profanità benedetta del creato» viene individuato come paradigma teologico che, da un lato, rende giustizia all’odierna domanda etica, dall’altro preserva il pensiero cristiano da derive di tipo direttamente o indirettamente irrazionalista.

Irmtraud Fischer, Alte Texte – neue Fragen – überraschende Antworten Auf den Spuren des „dritten Geschlechts“ in der hebräischen Bibel [Testi vecchi – domande nuove – risposte sorprendenti. Sulle tracce del «terzo genere» nella Bibbia ebraica]

L’articolo analizza se il concetto di un sistema sessuale solo binario e il monopolio dell’eterosessualità ha il fondamento già nella Bibbia ebrea. Si trovano tracce di più di due sessi in Deuteronomio 23,2f. e in Isaia 56,3. Genesi 1,26 può essere interpretato nel suo contesto come presentazione di tutte le opere della creazione con la figura del merismo: maschile e femminile e tutte le varianti del sesso e della orientazione sessuale sono create. Soprattutto le narrazioni su Rut e Noemi e anche su Davide e Jonatan possono essere interpretate come rapporti omosessuali.

Marco Fornerone, «Let my people go!». I verbi dell’esodo e la formazione del Pentateuco

Questo articolo si inserisce nel dibattito attuale sulla formazione del Pentateuco, concentrandosi sulla questione della delimitazione della versione originale del racconto dell’esodo, ritenuta da molti autori una delle unità a partire dalle quali tale processo di formazione ha preso le mosse. Lo studio si concentra sull’aspetto lessicale, approfondendo la semantica del piel del verbo šālaā che ricorre nell’espressione «lascia andare il mio popolo», confrontandone anche l’utilizzo in altri testi. I risultati di tale analisi, che mostrano la caratteristica as- senza di destinazione per l’azione descritta da tale verbo, costituiscono un argomento indipendente a sostegno dell’ipotesi di un racconto originale senza conquista, come proposto da diversi autori.

Pawel Gajewski, Isaia 2,1-5 nel contesto del dialogo interreligioso e interculturale

Partendo da una dettagliata analisi esegetica e teologica del testo Isaia 2,1- 5, l’articolo affronta tre concetti principali: il pellegrinaggio, la tensione dialettica tra fede e religione e la pace (shalom). Il profeta Isaia si muove in una prospettiva universalistica in cui la città di Gerusalemme assume il ruolo centrale. Considerata l’epoca storica della composizione del testo si tratta di una visione profetica che precorre i tempi e assomiglia in modo sorprendente ai messaggi del cosiddetto Terzo Isaia (capp. 56-66). La seconda parte del saggio disegna alcune traiettorie omiletiche e i loro possibili risvolti di attualità, sia teologici, sia sociopolitici. Tra questi risvolti due argomenti assumono un ruolo di rilievo. Il primo è la città di Gerusalemme, un luogo di incontro tra culture e religioni e al tempo stesso un luogo di molteplici conflitti. Il secondo riguarda le migrazioni, un fenomeno planetario che produce cambiamenti senza precedenti storici. In tale contesto la visione profetica di Isaia torna a rivivere: un unico popolo di diverse culture e lingue in cui le identità di ciascuno sono rispettate ma insieme trascese in quanto tutte protese verso un unico regno di Dio.

Ermanno Genre, Capisci quello che leggi? L’Antico testamento in omiletica

Come funziona la relazione tra i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento in vista della predicazione cristiana? L’articolo presenta alcuni modelli utilizzati in ambito omiletico per situare la relazione tra i due Testamenti, in particolare il modello di «analogia strutturale» e di «analogia delle situazioni». In tempi recenti, la semiotica ha offerto nuovi orizzonti anche per la ricerca omiletica sia in ambito protestante sia in ambito cattolico. L’articolo conclude con alcuni brevi accenni a un recente testo «ecumenico» di omiletica che ha visto la luce in ambito francofono.

Jutta Hausmann, Ambiguität von Sprache als bewusstes Stilmittel am Beispiel von Psalm 41 [L’ambiguità del linguaggio come espediente stilistico consapevole. L’esempio del Sal. 41]

Come sovente si può osservare nei testi biblici, alcune formule ebraiche obbligano l’esegeta a prendere difficili decisioni su quale interpretazione scegliere, cosa che è evidente sia dall’ampia diversità di traduzioni disponibili sia dal- le diverse e talvolta contraddittorie interpretazioni offerte. Un’analisi più attenta del Sal. 41 porta alla conclusione che l’ambiguità sintattica, in particolare, è un espediente stilistico deliberato e, di conseguenza, fin dall’inizio si pone un problema di comprensione e di adattamento.

Corinne Lanoir, Mangiare e bere: un’attività teologica

Il cibo e i pasti occupano un posto molto importante nell’Antico Testamento: rappresentano una parte fondamentale della vita quotidiana, dove si formano e si sciolgono relazioni di ogni tipo, dall’ospitalità alla violenza. Sono anche un mezzo attraverso il quale le persone vengono incluse o escluse da un gruppo e costituiscono uno dei momenti chiave nella costruzione di un’identità. Luoghi di felicità e di conflitto, spontanei o preparati con cura, rivelano l’ambivalenza della vita quotidiana. Mentre a volte mostrano e denunciano gli abusi di potere, i pasti possono anche essere una promessa di gioia e di giustizia, come memoria e manifestazione di un Dio che nutre e libera. Girando fra i tavoli dove le donne invitano o sono invitate si scoprono strategie diverse di presa di potere, contestazione o integrazione.

Luca Mazzinghi, «Il giusto viene ripagato sulla terra». Prov. 11,31 tra linterpretazione di Filippo Melantone e lesegesi contemporanea

In questo articolo viene affrontato il tema dell’esegesi di Prov. 11,31 alla luce del commento al libro dei Proverbi pubblicato nel 1555 da Filippo Melantone, da poco disponibile in traduzione inglese. Nella traduzione latina offerta da Melantone, Prov. 11,31 è così riportato: cum iustus in terra persolvat, quanto magis impius et peccator? Il commento melantoniano interpreta questo proverbio alla luce dell’idea della retribuzione, ma anche di quella della provvidenza divina. La seconda parte di questo studio mette in evidenza la comprensione di Prov. 11,31 nella prospettiva aperta dell’esegesi contemporanea, in particolare all’interno del dibattito iniziato da K. Koch circa la presenza o meno nel libro dei Proverbi di un nesso tra azione e sue conseguenze (Tun – Erghen – Zusammenhang). La prospettiva propria dell’esegesi contemporanea viene così messa a confronto con quella melantoniana. Infine, lo studio affronta il tema della teologia della croce, alla luce della quale Melantone legge questo proverbio, come del resto l’intero libro. L’articolo si chiude con alcune considerazioni circa l’attualità di questo proverbio biblico.

Paolo Naso, Corridoi umanitari, tra diaconia politica e sussidiarietà

La sfida che sta di fronte alla diaconia delle chiese evangeliche consiste nel trovare la propria postura di fronte al principio costituzionale di sussidiarietà che, alla luce delle scelte di questi anni, si può interpretare in termini assai diversi e persino conflittuali. In coerenza con la critica alla «surroga» delle funzioni statali nella gestione dei servizi e del welfare, più volte espressa dal mondo evangelico, non deve esprimersi come sottrazione del ruolo e delle risorse del soggetto pubblico ma come interazione sinergica e aggiuntiva a sostegno dei soggetti più deboli e, nel caso specifico, dei migranti e dei richiedenti asilo.

Eric Noffke, I Enoch: un baluardo o un ponte tra il giudaismo e l’ellenismo?

Se oggi si dà per acquisita l’ellenizzazione della Giudea già da prima dello scoppio della rivolta dei Maccabei, si discute ancora quanto questa sia stata profonda e quali fasce della popolazione abbia riguardato. Studiando alcuni brani del Primo Libro di Enoc si può raccogliere la testimonianza di un gruppo ebraico la cui teologia, risalente all’epoca persiana e alternativa a quella espressa nella Torah mosaica, non sembra essere né interessata al confronto con la cultura greca, né da essa influenzata. Gli invasori macedoni vengono percepiti, dall’inizio della loro presenza in Giudea (fine iv secolo a.C.) fino all’epoca dell’arrivo dei romani alla fine del i secolo a.C. soltanto come uno dei vari imperi che hanno occupato e oppresso Israele, annunciandone il giudizio e la distruzione alla fine dei tempi, insieme alla classe dirigente ebraica al potere a Gerusalemme.

Yann Redalié, Gesù profeta (Luca 4,16-30)

Se il genere vangelo è paragonabile alla biografia, J.-N. Aletti ci ricorda che le biografie, allora, erano giustificate dall’ampio riconoscimento del valore del protagonista: condottiero, filosofo, oratore – uomo illustre. Per questo, la sfida per il narratore del vangelo è mostrare che il valore salvifico e unico di Gesù, nelle sue azioni e nel suo insegnamento, non è contraddetto dalle sofferenze patite e dalla morte ignominiosa sulla croce. Come interpretare il contrasto tra il seguito di folle durante il suo ministero e la fine infamante, abbandonato per- sino dai suoi? Luca si riferisce alla figura del profeta, la cui sorte, malgrado un ampio riconoscimento, è di essere rifiutato dai suoi. Nella predicazione inaugurale di Gesù a Nazareth (Luca 4,16-30), il compimento della profezia dell’inviato e della sua missione di liberazione secondo Is. 61,1 s. è, prima di tutto, proclamato «oggi» da Gesù, poi precisato nelle sue modalità, riferendosi all’intervento profetico fuori da Israele di Elia, che permette alla vedova di Sarepta di affrontare la carestia, e di Eliseo, che guarisce dalla lebbra Naaman il Siro. Gesù profeta, anche «oltre confine» come i due grandi profeti dell’antica alleanza, viene rifiutato dalla gente della sua patria e la sua vita minacciata fin dall’inizio del suo ministero.

Elisabetta Ricci, Il «volto di Dio»: espressione antica che attraverso i secoli vive nella preghiera

Le espressioni legate al «volto di Dio», dalle origini molto antiche e diffusa- mente utilizzate nell’ambito dell’Antico Vicino Oriente, possono colpire all’interno della Bibbia, eppure sono ampiamente presenti nei testi biblici, tra cui il Libro dei Salmi. Nella maggior parte delle ricorrenze esaminate in questo Libro, che rappresenta un testo fondamentale di preghiera, prevale l’aspetto positivo di favore nei confronti di coloro che confidano in Dio. Queste espressioni, infatti, mostrano la «presenza» di Dio che entra in relazione con l’uomo offrendogli aiuto, protezione e vita.

Sergio Rostagno, Bibbia e dogma

L’articolo sottolinea l’unità del messaggio biblico intero e del «dogma» cristiano. La chiave di questo discorso risalta anche nella ricerca teologica di Martin Lutero. Per esempio, nel confronto tra Giovanni il Battista e Gesù. Lutero tratta il popolo dell’Antico Testamento come vittima cui si annuncia la liberazione. Infine, l’articolo si riferisce all’attualità politica. La democrazia, sulla scia del messaggio religioso, rende ragione di un mondo da salvare da sprechi e as- soluti che rischiano di portare alla rovina del genere umano. Bibbia, dogma e attualità indicano un territorio comune. Sono i filoni di un discorso che si giova anche degli apporti del docente cui è dedicato questo fascicolo della rivista.

Jean Louis Ska, «Scruta bene le Scritture» piuttosto che la tradizione. I caraiti, precursori dei Riformatori?

Accanto alla scuola di esegesi rabbinica più conosciuta, quella del Midrash, della Mišnah e del Talmud, e spesso chiamata scuola rabbanita, esiste una scuola più discreta, quella dei caraiti. Vi sono molti punti oscuri a proposito della sua origine, però le sue caratteristiche sono abbastanza conosciute. Nelle discussioni, i caraiti si distinguono dai rabbaniti nel loro ricorso alla Scrittura piuttosto che alle opinioni dei rabbini. I caraiti sono anche i primi interpreti ebrei ad avere scritto veri commentari delle Scritture. Dopo un breve riassunto sulla questione dell’origine del caraismo, presentiamo alcuni esempi della loro esegesi: Gen. 11,32: Tera era deceduto quando Abramo riceve la sua chiamata in Gen. 12,1-3? Gen. 12,17-19: chi avvisa il faraone che le piaghe che lo colpiscono sono un castigo divino perché ha preso Sara nel suo harem, e che Sara è moglie e non sorella di Abramo? Gen. 18,8: dove sono le focacce che Abramo ha chiesto a Sara di preparare? Gen. 39: come integrare la storia di Tamar e Giuda nella storia di Giuseppe? L’esegesi caraita ha avuto un grande influsso, anche sui suoi avversari che hanno dovuto usare gli stessi metodi per rispondere alle loro critiche.

Jean Louis Ska, “Read the Scriptures Well” Rather than Tradition. Are the Karaites to Be Considered as Precursors of the Reformers?

Lothar Vogel, L’Antico Testamento nell’epoca della neologia: Johann Salomo Semler e Johann Joachim Spalding

Questo articolo illustra la lettura teologicamente «liberale» dell’Antico Testamento adottata da Johann Salomo Semler e Johann Joachim Spalding al tempo del re Federico II di Prussia. La necessità di un tale approccio fu dovuta alla decostruzione del concetto spazio-temporale del mondo stabilito dal canone biblico. Entrambi i teologi si focalizzano sui testi sapienziali e profetici, adatti a interpretazioni moralistiche o interiorizzanti. L’idea della «storia della salvezza», d’altra parte, entra in crisi a causa della trasformazione illuministica del concetto di storia. Infine, il modo in cui entrambi continuarono a comunicare luoghi comuni e pregiudizi antisemiti resta ancora oggi un monito per ogni attività teologica e omiletica

abstract vol 78 : 1

Valdo Spini, L’impegno politico del cristiano evangelico

Dietrich Bonhoeffer e Martin Luther King sono un punto di riferimento di tutto il mondo cristiano: due figure di pastori che si impegnarono anche nella politica. Certamente non ci devono essere sovrapposizioni tra fede e politica, intesa quest’ultima come l’insieme delle pratiche e delle tecniche per la conquista del potere e del suo mantenimento teorizzate e rese autonome dalla morale religiosa da Niccolò Machiavelli col suo Principe. Ma un rapporto molto stretto tra fede e politica c’è, ed è sul piano dei grandi valori e dei grandi principi, nelle conseguenze di quel secondo comandamento del Cristiano: «Ama il tuo prossimo come te stesso». I grandi valori e i grandi principi del cristianesimo vanno testimoniati anche nella sfera politica e tanto più nell’etica della responsabilità del cristiano evangelico.

Valdo Spini, The Political Commitment of a Protestant Christian

Dietrich Bonhoeffer and Martin Luther King are points of reference in the whole of the Christian world: two ministers who were also committed in politics. Obviously, faith and politics cannot be superimposed, if by politics we mean all the actions and techniques to conquer and keep power, as theorized by Machi- avelli in his Principe, according to which they were to be kept separate from re- ligious Ethics. However, there is a close relationship between faith and politics, at the level of the great values and great principles, because of the consequenc- es of the second commandment of a Christian: «Thou shalt love thy neighbour as thyself». The great values and principles of Christianity must be testified also in the political sphere, and even more in the ethics of responsibility of a Prot- estant Christian.

Gerhard Sauter, Perdono invece di giustificazione?

La distinzione tra la «giustificazione per fede» (tesi centrale della identità teologica protestante) e il «perdono dei peccati» (oggi dizione molto adoperata) informa questo breve testo. Lo scopo è quello di chiarire termini che si presta- no a confusione. Ciascuna nozione individua un senso preciso dell’argomento di cui qui si tratta. Il testo sorpassa poi questo unico scopo e ricorda il senso anche personale di queste dizioni teologiche.

Gerhard Sauter, Forgiveness instead of Justification?

The distinction between «justification by faith» (the central thesis of the Prot- estant theological identity) and «forgiveness of sins» (a term widely used today) is the subject of this short essay. The purpose is to clarify terms that lend them- selves to confusion. Each notion identifies a precise meaning of the subject in question here. The essay then goes beyond this sole purpose and recalls the per- sonal sense of these theological terms.

Fulvio Ferrario, Escatologia cristiana. Alcuni apporti alla discussione

L’articolo propone alcune recenti presentazioni, cattolico-romane e protestanti, del trattato dogmatico sull’escatologia. Su alcuni punti, come ad esempio il rapporto tra interpretazione biblica e riflessione sistematica, è possibile registrare una certa omogeneità di metodo; su importanti questioni di contenuto (in particolare quella dell’immortalità dell’anima) il dibattito cattolico risulta molto influenzato da alcuni pronunciamenti magisteriali e dal fatto che sul tema era intervenuto un professore di teologia poi diventato papa. Il testo si conclude con l’indicazione di alcuni snodi problematici alla base di ulteriori approfondimenti.

Fulvio Ferrario, Christian Eschatology. Some Contributions to the Discussion

This article offers some recent presentations, both Roman Catholic and Protestant, of the Dogmatic treaty on Eschatology. On some points, such as, for instance, the relationship between biblical interpretation and systematic comments, we can notice that the method is homogeneous; on some important instances of content (in particular the immortality of the soul) the Catholic debate appears to be very influenced by some magisterial edicts (manifestos) and by the fact that the theme had been treated by a professor of Theology who later became a pope. At the end of the Essay, some problematic pivots are indicated, as the basis of further investigations.

Barbara Faes, Karl Barth e Charlotte von Kirschbaum: comunione per necessità o possibilità impossibile

Viene presentata per la prima volta in traduzione italiana una selezione di lettere riguardanti la storia della relazione affettiva e intellettiva di Barth e von Kirschbaum. Essa è corredata di un’ampia introduzione storica che intreccia il piano biografico, il teologico, l’ecclesiale e il politico dell’attività scientifica e universitaria di Barth. Quando i due si conoscono egli è sposato e padre di cinque figli e tale resterà per tutta la vita. Il loro rapporto, inizialmente di forte attrazione, in breve tempo evolve in amore, un amore che si realizza anche nell’assiduo lavoro in comune. Charlotte, infatti, inizia ben presto a collaborare con Barth, che colpito dalle sue eccezionali capacità lavorative e organizzative la assume a tempo pieno e la invita ad andare a coabitare nella sua famiglia. La giovane accetta e inizia così quella che verrà chiamata «comunione per necessità» o «possibilità impossibile» che comporterà tensioni e crisi nella famiglia allargata, appianate soltanto dopo il trasferimento di Barth in Svizzera. Dalla lettura del carteggio emergono alcuni tratti comuni ai due personaggi: la sincerità, non solo reciproca ma anche verso la moglie, la più bisognosa di sostegno e chiarimenti; il fatto che essi non si sottraggano mai alle loro responsabilità e al carico di sofferenza e dolore della loro situazione nella consapevolezza che essa è immodificabile, senza sviluppo.

Barbara Faes, Karl Barth and Charlotte von Kirschbaum: Communion by Necessity, or Impossible Possibility

A selection of the letters regarding the history of the affectionate and intellectual relationship between Barth and von Kirschbaum is offered, for the first time, translated into Italian. It provides an ample historical introduction, which connects the biographic, theological, ecclesial and political levels of the scientific and university activities of Barth. When the two met, he was married with five children. He would remain married for the rest of his life. Their relation- ship, initially based on a strong physical attraction, soon became love, a love which also included their constant work in common. Charlotte soon started collaborating with Barth, who was impressed by her exceptional ability to work and organize; he enrolled her full time and invited her to go and live with his family. The young woman accepted, and that was the beginning of what would be called “communion by necessity” or “impossible possibility”, which caused tensions and a crisis in the enlarged family. It would be smoothed down only after Barth moved to Switzerland. The correspondence shows some common traits of the two characters: sincerity, not only between each other, but also to- wards the wife, the one who needed more support and clarifications; they did not deny their responsibilities and the load of suffering and pain of their situation, at the same time realizing that the situation could not be changed and offered no development.

abstract vol 77 : 2-3

Paolo Ricca, Leggere tra le righe della Sacra Scrittura

Questo contributo alla raccolta in onore di Enrico Benedetto rileva la dimensione affettiva di un’esistenza cristiana, circoscritta nei termini di un amore di Dio di cui la figura di Maria si presta come paradigma. Tale esistenza si concretizza nell’imitazione di Cristo e nella memoria delle «misericordie» operate da Dio.

Paolo Ricca, Reading between the Lines of Holy Scripture

This contribution to the collection in honour of Enrico Benedetto highlights the affective dimension of a Christian existence, which is circumscribed in terms of a love of God of which the figure of Mary can be used as a paradigm. This existence is realised in the imitation of Christ and in the memory of the “mercies” operated by God.

Jérôme Cottin, Pour que la théologie pratique devienne poétique et liturgique

Due brevi preghiere pubblicate nel Livre de prières (2008) sono presentate, commentate e contestualizzate. Esse rappresentano l’occasione, per l’autore, di sostenere l’importanza per la teologia pratica di diventare più liturgica e più poetica, il che corrisponde alla «svolta estetica» che si può osservare, da alcuni anni, nella teologia pratica e nella teologia protestante.

Jérôme Cottin, Pour que la théologie pratique devienne poétique et liturgique

Two short prayers published in the Livre de prières (2008) are illustrated, commented and referred to the present in this article. The Author uses them as an occasion to highlight the importance for Practical Theology to become more liturgical and poetic, which is in line with the “aesthetic change” which has lately characterized Practical Theology and Protestant Theology.

Letizia Tomassone, Chi è Lei?

In questo articolo presento un inno scritto da un teologo riformato, Brian Wren, una confessione di fede che presenta D** con immagini e linguaggio femminile. Molte comunità di donne intorno al mondo sono impegnate a trasformare le liturgie delle chiese per dar conto della presenza delle donne e di altri soggetti resi invisibili dalla teologia classica. L’accompagnamento e l’impegno di un uomo come Wren per creare linguaggi e pratiche inclusive nella chiesa non può che rafforzare la costruzione di spazi più giusti e abitabili per tutte le persone che esprimono la loro identità fuori dalle categorie etero-normative e duali del patriarcato.

Letizia Tomassone, Who is She?

In this Article, I introduce a hymn written by a Reformed theologian, Brian Wren, an Affirmation of Faith which introduces G** using feminine images and language. Many communities of women around the world are committed to transforming the liturgies of Churches to take into account the presence of women and other subjects who are kept invisible in traditional Theology. The support and commitment of a man like Wren in creating inclusive languages and practices in the Church, cannot but reinforce the building of more just and habitable spaces for all the persons who utter their identity outside the dual and outside-rules of patriarchy.

Corinne Lanoir, Conversare con Dio da diverse culture

Conoscendo l’interesse di Enrico per gli indiani del Canada, desidero offrirgli qui una preghiera di altri indiani dal sud del continente americano. Presenterò prima questa preghiera fiduciosa al dio creatore dei popoli andini nel contesto dell’«incontro fallito» dei popoli originari del continente con il cristianesimo imposto dai colonizzatori. Accennerò ad alcuni elementi della situazione attuale e proporrò alcune riflessioni sulla possibilità di parlare a Dio con le parole di un’altra cultura.

Corinne Lanoir, Conversation with God in Different Cultures

Knowing Enrico’s interest in Canadian Indians, I would like to offer him a prayer composed by other Indians, of the Southern American continent. I will first present this prayer, composed by the Andean peoples, which is full of con- fidence in god the creator – in the context of the “failed encounter” between the native peoples of the continent and Christianity as imposed by colonizers. I will mention some elements of the present situation and will suggest considering the possibility of talking to God using the words of another culture.

Daniele Garrone, L’empio Manasse, la preghiera a lui attribuita e le sue fortune

Il re Manasse, secondo II Re 21, è certamente un campione di empietà. Il pentimento e la preghiera che II Cronache 33 gli attribuisce sembra attenuare la contraddizione tra la sua impunità empietà e il fatto che il suo sia stato il più lungo dei periodi di regno di Israele Giuda. Tra gli apocrifi dell’Antico Testamento compare anche una Preghiera di Manasse, che ha avuto grande fortuna in ambito cristiano, ma di cui è stata rinvenuta una versione ebraica nella Geniza del Cairo. Ne esiste anche una versione in occitano, circolante tra i valdesi medievali. Tra i Salmi apocrifi di Qumran compare anche un’altra preghiera attribuita a Manasse. Queste brevi note intendono presentare alcune delle tappe e dei testi principali della ricezione della figura di Manasse e della sua preghiera.

Daniele Garrone, Impious Manasseh, the Prayer Attributed to Him and Its Fortunes

King Manasseh, according to 2 Kings 21, is certainly a champion of impiety. The repentance and prayer that 2 Chronicles 33 attributes to him seems to mitigate the contradiction between his ungodly impunity and the fact that his was the longest of Israel-Judah’s reigns. Among the apocrypha of the Old Testament there is also a Prayer of Manasseh, which has had great fortune in Christian Churches, and of which a Hebrew version has been found in the Cairo Geniza. There is also a version in Occitan, which circulated among the medieval Waldensians. Another prayer attributed to Manasseh appears also among the apocryphal Psalms of Qumran. These brief notes aim to present some of the main stages and texts in the reception of the figure of Manasseh and his prayer.

Annegret Reitz-Dinse, Parole che saziano. Salmo 145,15-16, la preghiera tra culto pubblico e spiritualità privata

Il libro dei Salmi nella bibbia è una raccolta di preghiere ebraiche che oltre al loro uso nel tempio a Gerusalemme e nella liturgia ebraica hanno anche giocato un ruolo importante per il culto cristiano. L’esempio del salmo 145, 15- 16 serve a vedere la trasformazione che si è creata con la ricezione all’interno della spiritualità cristiana. Le traduzioni in lingue parlate e le composizioni di musicisti mostrano la ricchezza della cultura protestante europea nella quale l’Italia e la Germania possono guardare a dei legami di scambio culturale veramente fecondi.

Annegret Reitz-Dinse, Satiating Words. Psalm 145. 15-16: Prayer between Public Service and Private Spirituality

The Book of Psalms in the Bible is a collection of Hebrew prayers, which, besides their use in the Temple in Jerusalem and the Hebrew Liturgy, have played an important role in the Christian Service. The example of Psalm 145. 15-16 is useful to point out the transformation, which appeared when it was received within Christian spirituality. The translations in spoken languages and the compositions by musicians show the richness of the European Protestant culture, inside which Italy and Germany can find connections of very fecund cultural exchanges.

Yann Redalié, Cherchez… la prière. Marco 9,14-29

«Questa specie di spiriti non si può cacciare in altro modo che con la preghiera» (Mc. 9,29), così risponde Gesù alla domanda dei discepoli sul perché loro non avessero potuto guarire «il ragazzo tormentato da uno spirito maligno» (Mc. 9,14-29). Eppure, non è con la preghiera che Gesù ha scacciato lo spirito sor- domuto, ma con un esorcismo. Siamo, dunque, rimandati al dialogo centrale e paradossale con Gesù e al grido del padre del ragazzo, che confessa nello stesso soffio la fiducia e la mancanza di fiducia. Fede e preghiera vengono proposte come dialogo di verità, che svela la propria fragilità nel dibattito, in ogni cre- dente, tra fede e incredulità, tra vita e morte, dinanzi a Cristo.

Yann Redalié, Cherchez… la prière. Mark 9.14-29

“This kind can come forth by nothing, but by prayer and fasting” (Mk.9, 29), this is the answer given by Jesus to his disciples’ question – why they were not able to heal the boy “which hath a dumb spirit” (Mk. 9,17). And yet, it is not with prayer that Jesus cast out the deaf and dumb spirit, but with an exorcism. We are, therefore, sent back to the central and paradoxical dialogue with Jesus and to the cry of the boy’s father, who confesses in the same breath his faith and his lack of faith. Faith and prayer are suggested as a dialogue of truth, which re- veals one’s frailty in the debate, of every believer between faith and incredulity, between life and death, in front of Christ.

Eric Noffke, Romani 9,5. Una dossologia cristologica?

In Rom. 9,5 incontriamo una misteriosa dossologia: è rivolta a Dio, come avviene di solito nelle lettere dell’apostolo, oppure a Cristo, che verrebbe allora identificato con Dio? Entrambe le soluzioni hanno dalla loro parte argomenti importanti. Con una preferenza per l’interpretazione cristologica, in questo articolo si recepiscono i risultati di alcuni studi recenti, che sottolineano la fluidità del concetto di monoteismo nel i secolo: la rappresentazione del Dio unico poteva abbracciare in sé anche altre figure, per cui l’affiancamento del Figlio al Padre era concepibile già al tempo di Paolo (I Cor. 8,6). Questa constatazione ci permette una volta di più di ribadire che il movimento di Gesù, ben lungi dal costituire un’anomalia, fu in ogni suo aspetto una forma di mediogiudaismo, tanto quanto il giudaismo rabbinico. Bisogna dunque abbandonare l’idea di una separazione del cristianesimo da una sua presunta matrice, in favore dell’idea di due religioni sorelle, figlie della stessa madre (il mediogiudaismo).

Eric Noffke, Romans 9.5: A Christological Doxology?

In Romans 9.5 we find a mysterious Doxology: it is addressed to God which is typical of the Apostle’s Epistles, or to Christ, who, in that case, would be identified with God? Both solutions are based upon important arguments. This Article prefers the Christological interpretation, basing it upon the results of some recent studies, which highlight the fluidity of the concept of Monotheism in the 1st century AD: the representation of the one God could include also other figures. Therefore, flanking the Son to the Father was conceivable even in Paul’s times (1 Cor. 8.6). This observation enables us to repeat, once more, that Jesus’s movement, far from being an anomaly, was, in every aspect, a form of middle Judaism, like Rabbinic Judaism. Therefore, we should abandon the idea of a separation of Christianity from a presumed foundation, in favour of the idea of two sister religions, both daughters of the same mother (Middle Judaism).

Eleonora Natoli, Paolo l’Apostolo pastore. Efesini 3,14-19

La Lettera agli Efesini, secondo la tesi di chi scrive, è paradigmatica di questo stadio intermedio del processo di selezione di tematiche teologiche paoline che troverà compimento nelle Lettere pastorali. Il corpo dell’Epistola offre, in aggiunta, evidenze di una originale comprensione del ministero apostolico, e della progressiva introduzione di nuovi ministeri e della loro istituzionalizzazione in risposta alle esigenze di nuovi assetti ecclesiali ormai lontani dai modelli del protocristianesimo. L’articolo si propone di evidenziare come il testo della preghiera, contenuta nel cap. 3, fornisca una sintesi dell’argomentazione complessiva della Lettera suggerendo, in più, un’ipotesi non inverosimile su chi possa esserne l’autore.

Eleonora Natoli, Paul the Apostle and Minister, Ephesians 3. 14-19

The Epistle to the Ephesians, according to the author of this Article, is a good example of the intermediate stage in the process of selection of the Pauline theo- logical themes, which will be completed in the Pastoral Epistles. The body of this Epistle offers, in addition, an original comprehension of the Apostolic ministry, and shows the progressive introduction of new ministries, and how these were institutionalized in response to the new structure of the Church, which had be- come different from the models typical of Proto-Christianity. The Article wants to highlight how the prayer, which is found in Chapter 3, offers a synthesis of the overall argumentation of the Epistle. In addition, it offers a non-unlikely hy- pothesis of who the author of the Epistle might be.

Lothar Vogel,, «O Signor Gesù, tu conosci la mia povera anima!». Martin Lutero, uomo della preghiera

Di Martin Lutero ci è tramandato un folto e pluriforme corpo di preghiere, che spaziano da testi concepiti per il culto pubblico fino a esclamazioni integra- te nelle sue opere teologiche. Nel loro insieme, queste invocazioni esprimono il vissuto del suo pensiero teologico, che concettualmente non può essere ricondotto a un denominatore comune. A volte le preghiere di Lutero danno voce, innanzi a Dio, al suo posizionamento nei dibattiti e confronti del periodo; in questi casi, la loro concretezza va di pari passo con la parzialità del suo giudizio.

Lothar Vogel, «O Lord Jesus, Thou Knowest My Poor Soul!» Martin Luther, Man of Prayer

Martin Luther has handed down to us a large and multiform body of prayers, ranging from texts designed for public worship to exclamations integrated in- to his theological works. Taken together, these invocations express the life experiences of his theological thinking, which cannot be reduced to a common denominator. At times, Luther’s prayers express his position in the debates and conflicts of the period; in these cases, their concreteness goes hand in hand with the partiality of his judgement.

Emanuele Fiume, «Concepiti e nati nell’ingiustizia». La confessione dei peccati della liturgia di Calvino

Questa ricerca identifica la fonte della preghiera di confessione dei peccati, stabilita nella liturgia ginevrina del 1542, nel salterio di Strasburgo pubblicato nel 1539. Entrambe le formule mostrano una struttura trinitaria e si distinguono dalla tradizione liturgica precedente, caratterizzata da elenchi di opere malvagie, per un focus sulla causalità del peccato originale per i peccati commessi.

Emanuele Fiume, “Conceived and Born in injustice”. The Confession of Sins in Calvin’s Liturgy

This research identifies the source of the Prayer of Confession of Sins in the Geneva liturgy of 1542 in the Strasbourg Psalter published in 1539. Both formulas have a Trinitarian structure and are different from the earlier liturgical tradition, which consisted of a list of evil actions, focusing on the original sin as the cause of sins committed.

Fulvio Ferrario, La croce tra ringraziamento e lode. un itinerario di preghiera con Kurt Marti

Il contributo presenta una poesia-preghiera di Kurt Marti, Salmo. L’operazione compiuta dall’autore è definita «riscrittura»: si tratta cioè di un testo che intende richiamarsi ai salmi per quanto riguarda le tematiche e il tipo di musicalità: il Salterio è dunque presente, ma mediato dalla ri-creazione poetica. Tale sintesi di tradizione e originalità può costituire un paradigma significativo per la preghiera cristiana.

Fulvio Ferrario, The Cross between Thanksgiving and Praise. A Route of Prayer with Kurt Marti

This article illustrates a poem-prayer by Kurt Marti, Salmo. What the Author did, can be defined as “re-writing”, because the theme and the type of musicality are inspired by the Psalms: the Psalter is present, and yet it has been poetically re-created. This synthesis between tradition and originality can be a significant example for Christian prayer.

Sergio Rostagno, Ora l’uomo parla con Dio

Dopo un confronto tra Hegel e Blondel su un «tertium» riconciliante affermazione e negazione, l’autore si interroga sul posto della preghiera in questa terza riflessione. Egli dà tre connotati possibili della preghiera. In ultimo riprende il significato dell’espressione di Martin Lutero secondo cui l’uomo nella preghiera «parla con Dio».

Sergio Rostagno, Now Man Speaks to God

After a comparison between Hegel and Blondel on a “tertium” reconciling affirmation and denial, the Author questions the place held by prayer in this third reflection. Three possible features of prayer are given. Finally, the Author takes up the meaning of Martin Luther’s expression according to which man in prayer “speaks to God”.

abstract vol 77 : 1

Oswald Bayer, L’ultima parola di Lutero: l’«Eneide divina»

Il biglietto scritto da Lutero due giorni prima della morte si compone come antitesi alla conclusione autocelebrativa della Tebaide del poeta romano Publio Papinio Stazio. In un climax ascendente sono evocati i tre ambiti della vita pri- vata, della politica e della chiesa e le esperienze da compiervi richiedono un lasso di tempo sempre crescente e la comprensione di testi esemplari, che nel caso della chiesa sono rappresentati dalla Scrittura. L’indicazione iperbolica secondo la quale la comprensione della Scrittura richiede cento anni di governo ecclesiastico assieme ai profeti segnala che questa dimensione della conoscenza umana costituisce una critica radicale a quelle precedenti. Praticandola, ci si rende conto di essere «mendicante».

Oswald Bayer, Luther’s Last Word: «The Divine Aeneid»

The short note written by Luther two days before his death is composed as an antithesis to the self-celebrating conclusion of the Thebais by the Roman poet Publius Papinius Statius. In a rising climax, the three fields – his private life, politics and the Church – are remembered. The experiences to be lived in these fields require an ever-increasing length of time and the comprehension of exemplary texts, which, in the case of the Church, are represented by the Scripture. The hyperbolic statement according to which the comprehension of the Scripture requires one hundred years of ecclesiastical government together with the Prophets, indicates that this dimension of human comprehension involves a radical critique of the preceding ones. When one puts it into practice, one finds oneself to be a “beggar.

Nicola Mariani, Ispirazione ed ermeneutica della Scrittura nel pensiero di Ulrich H.J. Körtner

Il vero senso della Scrittura si attualizza quale promessa di Dio ogni volta che il lettore ispirato viene costituito membro performativo della comunità interpretante dall’evento cristologico testimoniato dalla Scrittura. Autorità e ispirazione della Scrittura devono essere comprese entro il campo di tensione in cui figurano la pluralità delle interpretazioni concordi con il senso del testo, il materiale scritto della Bibbia, l’intenzione degli autori e la fede apostolica, che an- nuncia come possibilità futura quanto già comunicato nel kerygma. La comunicazione del senso della Scrittura non dipende da precomprensioni solidali con questa, ma è evento kenotico che accade in signo crucis.

Nicola Mariani, Inspiration and Hermeneutics of the Scripture in the Thought of Ulrich H.J. Körtner

The real sense of the Scripture becomes real as God’s promise in the present, every time that the inspired reader becomes a performative member of the Congregation, which interprets the Christological event as testified in the Scripture. Authority and inspiration of the Christological event must be understood within the field of the tension which includes the plurality of interpretations in accordance with the sense of the text, the material written in the Bible, the intention of the Authors, and Apostolic faith, which announces as a future possibility what has already been announced in the kerygma. The communication of the sense of the Scripture does not depend on pre-comprehensions in agreement with this, but it is a kenotic event, which happens in signo crucis.

Antonella Varcasia, Don Antonino Tagliarini. Un testimone del primo evangelismo italiano

Sullo sfondo della «grande» storia del Risorgimento l’articolo ricostruisce la«piccola» storia della conversione alla fede evangelica di un proprietario terriero nella Palermo del 1861: la costituzione della prima chiesa valdese in Sicilia tra opposizioni esterne, tensioni interne e rapporti con la massoneria; il ruolo di consigliere dei pastori Appia e Simpson Kay; la crisi con il Comitato di evangelizzazione e il passaggio alla chiesa metodista; il tentativo fallito di costituire una Chiesa libera; la vita privata e l’attività di inventore e fotografo. Un testimone del primo evangelismo italiano, paradigma della trasmissione dei valori evangelici alle generazioni future.

Antonella Varcasia, Don Antonino Tagliarini. A Witness of the First Italian Protestantism

Against the background of the “big” history of Risorgimento, this article tells the “small” history of the conversion to the Protestant faith of a land owner in Palermo in 1861: the creation of the first Waldensian church in Sicily among external opposition, internal tensions and the rapport with freemansonry; his role as a counsellor of the Ministers Appia and Simpson Kay; the crisis with the Committee for evangelization and passing to the Methodist Church; the failed attempt to create a Free Church; his private life and his activities as an inventor and a photographer. A witness of the first Italian Protestantism, a paradigm of how to hand out Protestant values to future generations.

abstract vol 77 : 4

Marco Fornerone, Con chiunque (non) è oggi qui con noi. Studio del patto a Moab (Deut. 28,69 – 29,14)

Con l’obiettivo di spiegare perché sia definito come un patto distinto da quello di Oreb e a chi sia rivolto, questo contributo situa le sequenze iniziali del patto in Moab di Deuteronomio 28,69 – 29,14 nella storia redazionale del Pentateuco e ne identifica la funzione nel contesto della sua forma finale. Viene inoltre esplorato il modo in cui ci si rivolge ai destinatari, cogliendone l’ambiguità, intesa sia come strumento retorico costruttivo, sia come gender bias distruttivo. Viene così chiarito in che misura questo patto possa essere descritto come inclusivo.

Marco Fornerone, With Whoever is (not) with Us Here, Today. A study on the Covenant in Moab (Deut. 28.69 – 29.14)

This article aims at explaining why this Covenant is considered different from that of Horeb and to whom it is addressed. This study places the opening sequences of the Covenant in Moab in Deuteronomy 28.69 – 29.14 in the history of the redaction of the Pentateuch and identifies its functions in the context of its final form. Moreover, it explores the way the audience is addressed, paying particular attention to its ambiguity, both as a constructive rhetorical device and a destructive gender bias, in order to understand in which sense this Covenant can be described as inclusive.

Sergio Rostagno, Teologia per l’Europa

Arrivando, dopo una introduzione al tema, alla discussione fatta da vari filosofi italiani sul concetto di «iato» posto quale elemento della metafisica, l’articolo sostiene che tale concetto si situa a metà quale momento del pensiero (lo- gos) tra una direzione trascendente e una direzione volta alla prassi dell’uomo. Il tema della incommensurabilità o dello iato in relazione alla verità, sostengono vari filosofi, sfocia nella relazione amicale tra vari approcci nell’ambito della finitezza umana. L’autore sostiene infine che ciò può valere anche nel rapporto tra religioni in Europa e ovunque.

Sergio Rostagno, Theology for Europe

Arriving, after an introduction to the subject, at the discussion made by various Italian philosophers of the concept of “hiatus” placed as an element of Metaphysics, the Article argues that this concept is located halfway as a moment of thought (logos) between a transcendent direction and a direction aimed at the praxis of man. The theme of incommensurability or hiatus in relation to truth, as argued by various philosophers, results in the amiable relationship between various approaches within the framework of human finiteness. Finally, the author argues that this can also be true of the relationship between religions in Europe and everywhere else.

Cesare G. De Michelis, Il «Grande Inquisitore»: filologia, esegesi e filosofia

Il «poema» di Ivan Karamazov, incentrato sull’incontro tra il Grande Inquisitore di Siviglia e lo Sconosciuto (che riconosce nel Cristo, tornato temporaneamente sulla terra) ha attratto l’attenzione dei commentatori dai più disparati punti di vista, innescando così un processo di lettura attualizzante del testo come «metafora assoluta»: dall’interesse per le questioni metafisiche e teologiche a quello per la natura del potere terreno della chiesa, e soprattutto a quello della «libertà». Con questo intervento s’intende porre al centro dell’esegesi l’interesse per la natura narratologica, culturale e storico-politica dell’episodio dei Fratelli Karamazov, che sfocia nei drammi etici e metafisici del suo tempo, senza farsi trascinare nell’ermeneutica del paratesto. Ciò ripropone il carattere di «menippea» del dialogo in questione, che ne comporta la natura di serio-comico rileva- bile da particolarità del testo spesso non rese in traduzione, venendo così a de- finire la struttura profonda della narrazione dostoevskiana.

Cesare G. De Michelis, The “Grand Inquisitor”: Philology Exegesis and Philosophy

The “poem” by Ivan Karamazov, centred on the encounter between the Grand Inquisitor of Seville and the Stranger (whom he recognizes as being Christ, temporarily returned to Earth) has attracted the attention of commentators holding the most different points of view. This has triggered a process of interpretation that has brought it up to date, considering it an “absolute metaphor”: from the interest in metaphysical and theological matters to the interest in the nature of power in the Church, especially “liberty”. This study aims at bringing to the cen- tre of exegesis of this episode of The Brothers Karamazov the interest in the sto- ry-telling, cultural and historical-political aspects. This leads to the ethical and metaphysical dramas of the time, without drawing us to a hermeneutics of the paratext. This suggests again the character of “a Menippean satire” of the dialogue in question, which implies the serious-comical nature that comes out of details in the text, which are often not rendered in translation, thus defining the profound structure of Dostoevsky’s narrative.

Fulvio Ferrario, Camus e Monod in dialogo

L’articolo esamina la visione del mondo «naturalistica» proposta, in un interessante esperimento narrativo, dal filosofo Telmo Pievani. Egli intreccia, in modo creativo, ma fedele alle fonti, riflessioni dello scrittore Albert Camus e del biologo Jacques Monod, entrambi premi Nobel e legati da amicizia. Nella maggior parte delle sue espressioni, compresa quella di Pievani, il naturalismo non ritiene che la teologia cristiana costituisca un’interlocutrice significativa. Per il pensiero credente, invece, la critica naturalistica costituisce una sfida ineludibile, che dovrebbe essere raccolta nell’ambito di una teologia della creazione sensibile alle istanze culturali del nostro tempo.

Fulvio Ferrario, Camus and Monod in Dialogue

This article examines the vision of the “naturalistic” world as proposed, in an interesting narrative experiment, by the philosopher Telmo Pievani. He intertwines, creatively but remaining faithful to the sources, reflections of the writer Albert Camus and the biologist Jacques Monod, both Nobel Prize winners and tied by friendship. In most of his statements, including Pievani’s, Naturalism does not consider Christian Theology as a significant interlocutor. On the other hand, for believers, naturalistic critique is an unavoidable challenge, which should be gathered into the sphere of a Theology of Creation that takes into account the cultural expectations of our time.

abstract vol 76 : 4

Fulvio Ferrario, La polpa e la buccia. Note su una struttura ermeneutica fondamentale della modernità

La distinzione tra il nucleo contenutistico di un dogma, di una dottrina, o della stessa fede cristiana in quanto tale, e la sua forma espressiva (polpa e buccia, per dirla in termini metaforici) ha sempre costituito una struttura fondamentale del pensiero teologico: nel Novecento, essa è stata tematizzata anche dal punto di vista metodologico e ha costituito, in ambito sia cattolico, sia pro- testante, uno degli assi centrali della riflessione ermeneutica. L’articolo approfondisce tale dialettica in riferimento al pensiero di Adolf von Harnack, Rudolf Bultmann e Dietrich Bonhoeffer, cercando di evidenziarne i limiti e i possibili rischi di semplificazione, ma anche il carattere inevitabile.

Fulvio Ferrario, The Pulp and the Peel. Notes on a Fundamental Hermeneutic Structure of Modernity

The distinction between the nucleus which emphasizes content rather than form in a dogma, a doctrine, or Christian faith itself, and its expressive form (the pulp and the peel, using a metaphor) has always been a fundamental structure of theological thought: in the 20th century, it became the theme also from a methodological point of view and became, both in the Catholic and the Protestant context, one of the central pivots of hermeneutics reflection. The article studies thoroughly these dialectics vis-à-vis the thought of Adolf von Harnack, Rudolf Bultmann and Dietrich Bonhoeffer, trying to highlight the limits and possible risks derived from simplification, but also its inevitable peculiarity.

Paolo Ricca, Valdo Vinay teologo

Un alunno ricorda il suo insegnante, un discepolo ricorda il suo maestro. Ricordi belli di un rapporto fecondo e costruttivo. È sempre difficile misurare la consistenza dell’impronta lasciata dal maestro sul discepolo, ma questa impronta c’è e viene riconosciuta, dopo decenni, come benefica. Non c’è bisogno di idealizzare il maestro, che è stato grande di suo. Chi è stato dunque Valdo Vinay? Sostanzialmente un teologo in ogni fibra del suo essere, in ogni momento della sua vita adulta e in ogni aspetto della sua poliedrica attività, che desta meraviglia per quantità e qualità: teologo come pastore (lo è stato per diversi anni, prima di essere nominato in Facoltà di teologia come docente), come storico (molto belle le sue numerose monografie), come decano della Facoltà (di cui ha rifondato la Biblioteca, unica nel suo genere in Italia), come evangelizzatore nel Basso Lazio, come ecumenista (nel SAE e a Sant’Egidio).

Paolo Ricca, Valdo Vinay the Theologian

A student remembers his teacher, a disciple remembers his master. Beauti- ful memories of a fruitful and constructive relationship. It is always difficult to measure the importance of the mark left by the master on the disciple, but this mark is there and is recognized, even decades later, as beneficial. It is not nec- essary to idealize the master, who was great of his own account. Who was Valdo Vinay, then? Basically a theologian in every fibre of his being, in every mo- ment of his adult life and in every aspect of his multi-faced activity: this makes one wonder because of its quantity and quality: as a theologian, as a minister (he was that for many years, before he was appointed as a lecturer at the Fac- ulty of Theology), as a dean of the Faculty (he re-founded the Library, which is the only one of its kind in Italy), as a bringer of the Word in Southern Lazio, and as an ecumenist (in the Secretariat of Ecumenical Activities and in the Sant’Egidio Community).

Mario Gnocchi, Io non mi vergogno dell’evangelo

L’articolo ripercorre il ruolo di Valdo Vinay nel Segretariato Attività Ecumeniche (SAE), fondato da Maria Vingiani nel secondo dopoguerra. In questo contesto, come negli altri campi delle sue attività, l’impegno di Vinay si contraddistinse per la concentrazione sul vangelo, anche nel senso di una distanza critica nei confronti dell’attivismo sociale e di un focus sulle istanze etiche. Nel richiamo alla irrinunciabile priorità del vangelo e del suo messaggio di salvezza rispetto a ogni sia pur nobile istanza etica e sociale, ricorrente in tutta la sua predicazione, è riconoscibile l’impronta del magistero di Karl Barth, che esercitò un profondo influsso su di lui come su gran parte dei teologi della sua generazione. La centralità cristologica dell’ispirazione e della testimonianza di Vi- nay si rifletteva anche nel suo deciso orientamento ecumenico.

Mario Gnocchi, I Am not Ashamed of the Gospel

The article goes over the role of Valdo Vinay in the Secretariat of Ecumenical Activities (SAE), founded by Maria Vingiani after the Second World War. In this context, as in the other fields of his activities, Vinay’s commitment was concentrated on the Gospel, also in the sense of a critical distance from social activism and a focus on ethical instances. In his referring to the indispensable priority of the Gospel and in his message of salvation rather than any noble ethical and social instance, which was a recurring feature in his preaching, it is possible to recognize the mark of the teaching of Karl Barth, who had a deep influence on him, as on most of the theologians of his generation. The Christo- logical centrality of Vinay’s inspiration and testimony was reflected also in his marked ecumenical orientation.

Yann Redalié, Paolo, un riformatore mancato?

I vari elementi messi a fuoco dalla critica dell’interpretazione riformata di Paolo possono integrarsi se si accetta il carattere contradditorio della teologia dell’apostolo e se si cerca di darne conto in modo significativo. È la sfida affrontata dagli autori nel loro studio della Lettera ai Romani, come testimonianza di Paolo Riformatore del Giudaismo, in nome di un Dio uno e unico che vuole salvare tutti gli umani, ma anche tutto l’uomo. Per integrare i vari aspetti del pensare paolino in un ritratto teologico pluridimensionale e convincente, che metta in luce sia la dimensione storico sociale: la visione di un’umanità nuova, al di là di ogni confine, sia la dimensione esistenziale, vengono proposte sei letture di tutta la lettera che prendono in considerazione sei punti di vista: il movimento del testo e lo sviluppo delle idee, il contesto storico (i conflitti nell’impero e nel cristianesimo nascente), il significato e le funzioni delle immagini presenti nella lettera. Centrale, in seguito, la lettura teologica delle quattro diverse concezioni della salvezza, con le quali Paolo si confronta. Completano la panoramica, una lettura storico-sociale e una lettura psicologica della lettera. La tesi, sostenuta attraverso questo percorso ricco e innovativo, è anche titolo del penultimo capitolo dell’opera, La Lettera ai Romani: le ragioni di un riformatore mancato.

Yann Redalié, Paul, an Unsuccessful Reformer?

The various elements focussed on by the criticism of Paul’s reformed interpretation, can integrate one another if we accept the contradictory features of the Apostle’s theology, and if we try to explain them in a significant way. This is the challenge faced by the authors who study the Epistle to the Romans, as a testimony of Paul as the Reformer of Judaism, in the name of the one and only God who wants to save all the human beings, but also the complete human being. In order to integrate the various aspects of Paul’s thought in a multidimensional and convincing theological portrait, which can highlight both the historical and social dimension: the vision of a new humanity, beyond any border, and the existential dimension, six suggestions of reading of the whole letter are offered, which take into account six different points of view: the movement of the text and the development of ideas, the historical context (the conflicts in the empire and in dawning Christianity), the meaning and the functions of images which are found in the letter. Later, the theological reading of the four different concepts of salvation, confronted by Paul. The overview is completed by a historical-social reading and a psychological reading of the letter. The thesis, support- ed by this rich and innovative route, is also the title of the penultimate chapter of the work: The Epistle to the Romans: the Reasons of an Unsuccessful Reformer.