Categoria: abstract

abstract vol 61 : 4

O. Abel, Elementi per un lessico disordinato dell’ermeneutica di Paul Ricœur

L’Autore traccia, in trenta concise «voci», un profilo critico dell’ermeneutica ricœuriana, suggerendo un percorso di lettura che fa del suo contributo una piccola introduzione al pensiero del filosofo.

O. Abel, A Disorderly Dictionary of Paul Ricœur’s Hermeneutics

Abel takes a critical look at 30 individual words in order to give us an outline of Ricœur’s theory of interpretation. The approach he suggests actually constitutes a brief introduction to the philosopher’s work.

F. Brezzi, Nominare diversamente Dio: «la preziosa dialettica di poetica e politica»

Nell’articolo si sceglie un filone particolare, tra le moltissime piste di ricer- ca percorse dal filosofo: quello definito da Ricœur in maniera minimizzante del «nominare Dio»; dapprima si segue Ricœur che, qualificata la sua come un’impresa ermeneutica in una lettura credente, disegna tre possibili cerchi: rapporto Parola-scrittura; legame parola-scrittura-comunità; e, infine, verità del testo e verità del soggetto.In un secondo tempo, si evidenzia come le soluzioni ricœuriane procedano «dal testo alla vita», in altre parole il «nominare diversamente Dio» possa indi- care anche un nuovo modo di abitare il mondo. Riprendendo le sue tesi relative alla ricchezza del linguaggio non obiettivante, Ricœur assimila i testi biblici ai testi poetici, nel senso originario di poiesis, da cui segue, da un lato, il ricco itinerario della polifonia biblica, e, dall’altro, il passaggio dalla poetica alla politica.

F. Brezzi, God by a Different Name: the precious discourse of poetry and politics

Brezzi considers one of the many trains of thought which Ricœur developed and which he somewhat dismissively called “naming God”. The author first con- siders Ricœur himself. He defined his analytic approach as a believer’s reading and offered three possible circles: the relationship: Word-scripture; the bond: word-scripture-community; and finally: the truth of the text and the truth of the subject. Brezzi then shows how Ricœur’s approach proceeds “from head to life”, meaning that “God by a different name” can also indicate a new mode of inhabiting the world. Ricœur returns to his theory about the richness of non-objectifying language and he compares Biblical texts to poetic texts, where poetic has its original meaning of poesis. This leads, on the one hand, to the rich itinerary of bi- blical polyphony, and, on the other, to the transition from poetry to politics.

D. Jervolino, Pensiero biblico e traduzione in Ricœur

Per Ricœur, i testi biblici offrono materia di riflessione al filosofo, perché rappresentano essi stessi una forma di pensiero, che va interrogato tenendo conto della storia delle letture fattane dalle diverse comunità di lettura e di interpretazione. Così, anche il rapporto fra il pensiero biblico e la cultura di accoglienza greca – con riferimento al celebre passo di Esodo 3,14 – può essere discusso facendo riferimento al problema ermeneutico della traduzione, problema che assume un particolare rilievo nell’ultimo Ricœur.

D. Jervolino, Biblical thought and translation in Ricœur

It was Ricœur’s view that Biblical texts offer material for philosophical reflection, because they themselves also represent a form of reflection, and so we need to approach those texts taking into account the ways in which different communities have read and interpreted them. In the same way we can discuss the relationship between Biblical thought and its reception into Greek culture, with reference to the hermeneutical problem posed by translation – the well known locus is Exodus 3.14. The question of translation occupies a particular place in Ricœur’s late work.

M. Miegge, Ermeneutica e libertà

Il passaggio dall’eteronomia alla autonomia è raffigurato da Kant come «uscita dell’uomo da uno stato di minorità imputabile a lui stesso». Analogamente, Paul Ricœur ha assegnato alla filosofia il compito di cooperare alla formazione di «un Sé adulto». Ma, nell’«età ermeneutica della ragione», la filosofia ha abbandonato le pretese di auto-fondazione. Affronta, invece, ed elabora ciò che sta “fuori”: un «mondo della cultura» già ricco di molteplici costruzioni di senso: simboli e testi, tradizioni e istituzioni. Per appropriarsi di quel mondo, la filosofia ermeneutica percorre la strada lunga dell’interpretazione, che attraversa i conflitti e il “sospetto”, senza perdere di vista il più distante orizzonte, della chiamata e della speranza.

M. Miegge, Hermeneutics and Freedom

Kant calls the transition from heteronomy to autonomy “man’s exit from the self-imposed condition of being a minor”. In a similar vein, Paul Ricœur said that the job of philosophy is to further the formation of “the adult Self”. However, in “the hermeneutic age of reason” philosophy has abandoned the pretence that it is self-created. Instead, it confronts and elaborates that which is “outside”; a “world of culture” already rich with multiple constructions of meaning – symbols and texts, translations and institutions. In order to appropriate that world, hermeneutics takes the long road of interpretation, crossing conflicts and “suspicion” without losing sight of the distant horizon of its calling and hope.

S. Rostagno, Saggi su Barth

L’Autore presenta una rassegna critica di sei recenti pubblicazioni sul pensiero di Karl Barth, sottolineando l’esigenza di una valutazione del XX secolo e del suo pensiero che ne evidenzi la problematica fecondità, alla quale la teologia protestante, e in particolare quella di Barth, hanno largamente contribuito.

S. Rostagno, Essays on Barth

The author takes a critical look at six recent publications about Karl Barth’s thought. Rostagno believes that it is important to evaluate 20th century thought with respect especially to the wealth of material it produced, and to which Protestant theology and particularly Barth’s contributed so much.

L. Scornachienchi, Ernst Lohmeyer, un martire nell’epoca degli estremi

L’Autore presenta la monografia di Andreas Köhn su uno dei più significati- vi esegeti del secolo scorso, la cui drammatica vicenda biografica non ha fino- ra ricevuto adeguata attenzione.

L. Scornachienchi, Ernst Lohmeyer, a martyr in extreme times

The author introduces an essay by Andreas Köhn on one of the most important Biblical scholars of the last century, whose dramatic personal story has received too little attention thus far.

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Wilhelm Hüffmeier, Protestantesimo come evento di comunione

L’Autore, per lunghi anni segretario della Comunità delle chiese protestanti in Europa (già Comunione ecclesiale di Leuenberg), traccia un bilancio del cammino ecumenico percorso dal protestantesimo, sottolineandone i risultati e le difficoltà. Nella conclusione, egli presenta le prospettive che la comunione rag- giunta tra le chiese evangeliche apre all’insieme del movimento ecumenico.

Wilhelm Hüffmeier, Protestantism as a communion event

For many years Hüffmeier was the Secretary of the Community of Protestant Churches in Europe (formerly the Leuenberg Ecclesial Communion). In this article he evaluates the development of ecumenism among Protestant churches, including the results achieved and the difficulties encountered. In his conclusion he outlines some possibilities which this communion among Protestant churches has opened up for the whole ecumenical movement.

Maria Cristina Laurenzi, Desperatio fiducialis: una rottura nel pensiero uniforme

Il pensiero non assume sempre la forma di una ricostruzione critica del dato mediante categorie razionali. Esso può anche riferirsi alla realtà nella forma di un rapporto che inizia e si svolge nel tempo e che dunque assume la forma di un processo. È il caso del pensiero biblico, rispetto al quale la critica storica deve confessare i propri limiti e lasciare che il senso si manifesti nei linguaggi storici. Ciò non significa rinunciare alla riflessione critica, bensì, al contrario, assumere un atteggiamento disincantato nei confronti delle pretese di autosufficienza di una ragione astrattamente concepita.

Maria Cristina Laurenzi, Desperatio fiducialis: a break with conformity

Biblical texts are not analytic, but rather narrative and poetic, and so refer to realities which are always in the process of becoming. Their deepest meanings emerge from the language in which they are expressed and from the reader’s response. That does not mean that Biblical texts are unsophisticated how- ever; rather it reminds us that critical historical analysis is not the best way to unlock their meaning.

Riccardo Maisano, Due note di Ernesto Buonaiuti su parousia ed epiphàneia

Viene proposta la rilettura di due saggi di Ernesto Buonaiuti, dedicati all’esame dell’influsso del linguaggio burocratico imperiale sull’uso dei vocaboli parousia ed epiphàneia nel Nuovo Testamento. Tale rilettura è l’occasione per proporre un approccio nuovo all’opera dello studioso, consistente nel definitivo superamento dei condizionamenti del passato e nell’individuazione del con- tributo propriamente scientifico e critico da lui dato al progresso delle conoscenze storico-religiose nell’Italia del primo Novecento e all’interpretazione delle Scritture.

Riccardo Maisano, Two notes of Ernesto Buonaiuti on parousia and epiphàneia

The authour examines two essays by Ernesto Bonaiuti on the influence of imperial bureaucratic language on the New Testament use of the words parousia and epiphàneia. Maisano proposes a new approach to Buonaiuti’s work.

Sergio Rostagno, Risurrezione della risurrezione

L’Autore mostra, attraverso una rassegna di opere uscite nel nostro paese, il ritorno alla ribalta, nella riflessione filosofica e teologica, di un tema che, nel recente passato, non sembrava attirare l’interesse degli studiosi. L’esame di queste opere recenti è anche l’occasione per sottolineare la vivacità del dibattito italiano, «al di là di un’atmosfera pubblica troppo determinata da battute pubblicitarie»

Sergio Rostagno, The Resurrection of Resurrection

Lately, theological and philosophical publications in Italy underline a renewed interest in the Resurrection, a subject which until recently did not much attract the attention of scholars. Rostagno takes a look at these recent publications and notes that discussion of the Resurrection is alive and well in Italy, above and beyond any effect created by advertising and publicity.

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P. Ricca, Valdo Vinay: teologo valdese e pioniere dell’ecumenismo in Italia a cento anni dalla nascita

Nel centesimo anniversario della nascita di Valdo Vinay, Paolo Ricca, suo successore sulla cattedra di storia della chiesa (e, per un periodo, su quella di teologia pratica) alla Facoltà valdese, traccia un profilo teologico e spirituale dello storico e teologo valdese. Il testo è stato presentato come prolusione al 152° anno accademico della Facoltà valdese di Teologia.

P. Ricca, Valdo Vinay: Waldensian theologian and ecumenical pioneer in Italy,100 years after his birth

Paolo Ricca, Chair Professor in Church History at the Waldensian Seminary after Valdo Vinay, gives us a theological and spiritual portrait of his predecessor, who was born in 1907. This essay was given as the opening lecture for the opening of the 152nd academic year of the Seminary.

M. Marottoli, Anarchismo epistemologico e agape cristiana

La teoria di Popper del mondo 3 implica il riconoscimento di un’apertura degli schemi scientifici, espressa coerentemente nella visione anarchica della scienza sviluppata da Feyerabend. Quest’ultima, mentre legge la storia dell’evoluzione dell’uomo come storia di un’impresa scientifica alla quale tuttavia è mancato l’esplicarsi delle potenzialità delle teorie che non si sono affermate, corrisponde, secondo l’A., al modello epistemologico rappresentato dalla dottrina della croce.

M. Marottoli, Epistemological anarchy and Christian agape

Popper’s World 3 theory seems to suggest an openness in scientific models, which Feyerabend developed in his anarchical vision of scientific thought. According to Marottoli this vision sees the story of human evolution as a scientific activity which never managed to free itself from potentially valid but unproved theories. In this sense, the author claims, Feyerabend’s model corresponds epistemologically to the model of the doctrine of the Cross.

E. Cerasi, Quale ermeneutica narrativa? La critica di Frei a Ricœur

Il saggio, muovendo da un’apparente continuità fra la teologia narrativa di Hans Frei e l’ermeneutica di Paul Ricœur, espone le rilevanti differenze fra le due, spesso notate nella recente teologia nordamericana. Tuttavia, nonostante tali differenze, nelle conclusioni si cerca, se non un’alleanza, almeno una possibile convergenza tra le due proposte, animate dalla comune speranza di una ragione capace di esprimere anche nel nostro tempo la fede cristiana.

E. Cerasi, Which narrative hermeneutic? Criticism from Frei to Ricœur

This essay starts from the apparent continuity between the narrative theology of Hans Frei and Paul Ricœur’s hermeneutics and goes on to explain their differences, often noted in recent North American theological discussions. De- spite these differences however, the author find affinities or a sort of convergence between the two approaches, since both are intent on expressing Christian faith in our time.

P. Sgroi, Prolegomena filosofici alla questione dell’identità ecclesiale. Sulla scorta di Paul Ricœur

Le attuali difficoltà nel reciproco riconoscimento fra le chiese non hanno, per caso, un radicamento nella assunzione di una qualche implicita «filosofia ecclesiologica»? Sulla scorta di questo interrogativo, e delle riflessioni antropologiche di Paul Ricœur, il testo vuole tentare di disegnare un itinerario, in for- ma di tesi, che consenta di porre la questione dell’identità ecclesiale in termini che siano ecumenicamente produttivi: perché si deve riconoscere l’altro? Che cosa succede quando/se non lo si riconosce? In questo caso, forse, l’ecclesiologia può avere qualcosa da imparare dalla filosofia.

P. Sgroi, Philosophical preface to the question of denomination and identity, following Paul Ricœur

Are the impediments to reciprocal recognition of different churches possibly rooted in different implicit ecclesiological philosophies? The Author begins with this question, and using the anthropological ideas of Paul Ricœur tries to reformulate the question of church identity in terms which further the cause of ecumenism: why should one church recognise another? What happens when they do not recognise each other. In this case, perhaps ecclesiology can learn something from philosophy.

C.G. De Michelis, Il battesimo di Osip Mandel’§tam

La spiegazione più banale del battesimo di M. in una chiesa metodista, noto da trent’anni ma ancora al centro di polemiche, fu avanzata dal fratello minore come scelta strumentale per accedere all’università, ed è stata fatta propria da uno studioso come Sergej Avérincev. Riesaminando la questione con l’ausilio di documenti – in parte nuovi – sulla diffusione del metodismo in Russia, l’A. vi scorge il portato d’una lunga vicinanza al protestantesimo dell’ebraismo russo, e della personale attrazione di M. per il mondo protestante, in particolare metodista.

C.G. De Michelis, Osip Mandel’§tam’s baptism

The most banal explanation as to why M was baptised in a Methodist church, is the one proposed by his younger brother and publicly known for the last 30 years: he wanted to be admitted to university. Sergej Avérincev, for example, has embraced this theory. The Author re-examines the question, using documents about the spread of Methodism in Russia, some of which have not been considered before. De Michelis notes that Russian Judaism has a long history of interest in Protestanism, especially in Methodism.

abstract vol 62 : 3-4

E. Busch, Interpretazione e interpretazioni di Calvino in epoca recente

Una delle più autorevoli voci a livello mondiale sulla vicenda teologica e umana del Riformatore di Ginevra presenta le ricerche e le interpretazioni più re- centi nel dibattito su Calvino. Soffermandosi in maniera particolare sulle pubblicazioni degli ultimi anni – che hanno la tendenza ad affrontare aspetti molto specifici della vicenda del Riformatore – e sui risvolti etici del suo insegna- mento, l’A. provvede un’immagine di Calvino vivida e capace di affascinare.

E. Busch, Recent interpretation and interpretations of Calvin

A world renowned expert on the theology and life of Calvin discusses some very recent research on Calvin. In particular Busch considers the ethical implications of Calvin’s thought and also discusses research published in the last few years, where the tendency has been to examine very specific aspects of Calvin’s work. The picture of Calvin which emerges is vivid and prepossessing.

E. Campi, Nuovi studi su Heinrich Bullinger

L’A. affronta, oltre all’attività pastorale del Riformatore di Zurigo, il tema sul quale la ricerca non ha ancora individuato una prospettiva del tutto condivisa, quello del patto. In una fase precedente esso era visto da molti autori (per esempio, Baker) come la discriminante rispetto a Calvino; studi più recenti (per esempio, Opitz) lo leggono in relazione alla dottrina della predestinazione. Esaminando la problematica relativa alla Santa Cena, l’A. presenta Bullinger come tessitore della rete di relazioni che si colloca all’origine del protestantesimo riformato.

E. Campi, New studies on Heinrich Bullinger

Campi looks at Bullinger’s pastoral work but also considers his idea of covenant, a subject about which there is still quite a lot of disagreement. Earlier authors like Baker saw Bullinger’s idea of covenant as something that distanced him from Calvin. More recently authors like Opitz tend to interpret it in relationship to the idea of predestination. In his discussion of the Lord’s Supper, Campi presents Bullinger as instrumental in establishing a series of relation- ships which are at the heart of reformed Protestantism.

M.E. Hirzel, Prospettive odierne della ricerca storica su Huldrych Zwingli

L’A. presenta la figura di Huldrych Zwingli attraverso due studi che si collocano nel quadro della riscoperta del Riformatore che ha caratterizzato gli ulti- mi vent’anni. Bolliger rivisita Zwingli nella prospettiva dell’influenza di Duns Scoto, che con la distinzione tra creatore e creatura offre la chiave di volta del- le sue posizioni caratteristiche sulla Santa Cena e sulla cristologia. La seconda indagine, quella di Meyer, si concentra sull’escatologia di Zwingli, individuando in essa il punto di svolta del suo pensiero, il motore della riscoperta della rivelazione di Dio nelle Scritture come energia liberatoria.

M.E. Hirzel, Recent historical research on Huldrych Zwingli

Hirzel looks at two studies on Huldrych Zwingli which are typical of Zwinglian studies over the last 20 years. An article by Bolliger examines the influence of Duns Scotus on Zwingli. Scotus’ distinction between creator and creature provides a key to understanding Zwingli’s change of mind about the Lord’s Sup- per and the nature of Christ. An article by Meyer identifies Zwingli’s eschatology as the critical point in his thought, where the reformer rediscovered the li- berating energy of God’s revelation in scripture.

E. Genre, «Sine dilectione… nihil sumus» (Martin Bucero). L’eucaristia alla prova del vincolo di fraternità

Il celebre colloquio di Marburgo tra Lutero e Zwingli è tematizzato dall’A. attraverso due lettere di Bucero, il quale sviluppa un suo paradigma di discussione teologica: la fraternità cristiana. Secondo l’A., tale prospettiva non costituisce un facile ripiego irenico, bensì una prospettiva che consente di superare non solo i contrasti evidenziatisi a Marburgo cinque secoli fa, bensì anche molte delle attuali controversie che minacciano di bloccare l’effettivo progresso del- la comunione tra le chiese, sul punto nevralgico della Cena del Signore.

E. Genre, «Sine dilectione… nihil sumus» (Martin Bucero). The Eucharist as a test of brotherly love

Genre applies a paradigm which Bucer developed to the famous discussion between Luther and Zwingli in Marburg. According to an idea which Bucer ex- presses in two letters, Christian brotherly love is a paradigm for theological discussion. Genre believes that the metaphor of brotherly love is not simply a peaceful way out of disagreement, but rather a perspective which allows us to over- come the points of contrast expressed 500 years ago in Marburg and indeed pre- sent day theological differences which tend to block communion between churches on the critical question of the Lord’s Supper.

E. Mazza, La preghiera eucaristica come sacrificio. La testimonianza delle antiche anafore sulla concezione sacrificale dell’eucaristia

L’A. indaga, da un punto di vista della scienza liturgica (non della sistematica) l’interpretazione della Santa Cena documentata nelle anafore antiochene e alessandrine, in particolare per quanto attiene al tema del sacrificio, che resta controverso tra le confessioni cristiane. Viene disegnata una linea evolutiva che parte da una comprensione non rituale del sacrificio, per comprendere poi la preghiera di ringraziamento all’interno del culto e approdare al sacrificio della preghiere del pane e del vino. Tale evoluzione, tuttavia, non arriva a identificare la celebrazione con il sacrificio stesso di Cristo. Per chi intendesse coglierla, si tratta di una rilevante chance ecumenica.

E. Mazza, The eucharistic prayer as sacrifice; evidence from ancient anaphorae

Mazza presents a liturgical interpretation of the Lord’s Supper as we find it in the Antiochene and Alexandrine anaphorae. He is particularly interested in the idea of sacrifice, which remains a point of contention among different Christian traditions. Mazza finds an evolution that begins with a non-ritual understanding of the sacrifice, then includes the prayer of thanksgiving within the Eucharist and finally sees the prayer and the elements of bread and wine as constituting the sacrifice. However, this development does not identify the Eucharistic celebration with Christ’s own sacrifice. This investigation offers rich possibilities for ecumenical understanding, for those who wish to accept the challenge.

M. Meyer-Blanck, Eucaristia e predicazione nella teologia evangelica e cattolica contemporanea

L’A., confrontandosi anche con la produzione italiana in ambito liturgico, propone una breve rassegna dello sviluppo delle concezioni relative all’eucari- stia e alla predicazione, in ambito cattolico ed evangelico, nel corso degli ulti- mi quarant’anni. Ricollegandosi al concetto di «ritualità» elaborato da Andrea Grillo, tenta di chiarire i malintesi tra concezioni evangeliche e cattoliche su ta- li temi, proponendo un quadro più equilibrato nel quale far rientrare eucaristia e predicazione.

M. Meyer-Blanck, Eucharist and preaching in contemporary Protestant and Catholic theology

Meyer-Blanck takes a look at liturgies in Italy and then offers an over-view of developments in Protestant and Catholic understanding of the Eucharist and preaching over the past 40 years. He uses Andrea Grillo’s idea of ‘ritual’ in order to clear up misunderstandings between Catholics and Protestants on the Eucharist and preaching, and then proposes a more integrated understanding of these two aspects of worship.

H. Mottu, La Cena del Signore come gesto profetico. Conseguenze teologiche ed ecclesiologiche di un’ipotesi

Il contributo si riallaccia a una precedente ricerca dell’A., presentando un’interpretazione dei sacramenti radicata nella tradizione del profetismo veterotestamentaria. In tale prospettiva, egli riprende criticamente alcune sottolineature fondamentali della teologia e della spiritualità riformate, sottolineando al con- tempo l’esigenza di un ricupero protestante della dimensione simbolica e del rapporto tra gesto profetico e dimensione rituale.

H. Mottu, The Lord’s Supper as prophetic gesture; theological and ecclesiological consequences of a hypothesis

In this article Mottu develops on his earlier research and presents an interpretation of the sacraments rooted in the prophetic tradition of the Old Testament. In this context he comments critically on some fundamental suppositions of reformed theology and spirituality. At the same time he proposes that Protestants rediscover a symbolic dimension and relationship between prophetic gesture and ritual.

J. Arnould, Ritorno al Giardino dell’Eden

Se, in questo XXI secolo, l’umanità sembra tornare ad abitare nel Giardino, non vi ritrova lo stato perfetto, sognato e mitologico dei nostri progenitori. Essa ha gustato i frutti della conoscenza e quelli del potere; essa sa meglio oggi di che cosa è fatta l’argilla di cui è stata plasmata; essa scopre i flussi, le tensioni, gli umori che possiede in comune con gli altri viventi; inoltre e soprattutto, es- sa misura il peso della storia. La condizione umana non è né quella sognata degli angeli, né quella delle bestie; è quella dell’ospite di un giardino dove piace ancor oggi a Dio di incontrarlo. Il compito dei teologi, dunque, è ben lungi dall’essere compiuto.

J. Arnould, Return to the Garden of Eden

Although in this 21st century human beings seem to have returned to live in the Garden, they do not find there the perfect, mythological state imagined by our ancestors. For they have tasted the fruits of knowledge and of power, they know better the clay from which they are made; they have discovered the flux, the tensions, and the feelings which they share with all living creatures. Above all, they bear the weight of history. The human condition is neither that of an- gels nor that of animals, rather we come as guests into the Garden where even today God is well pleased to encounter us. The job of theology then, is far from finished.

H.M. Barth, Il confronto con le religioni non cristiane nella teologia tedesca contemporanea

L’A. offre una panoramica del dibattito recente sul tema del dialogo con le religioni non cristiane. Considerando principalmente la prospettiva evangelica, presenta i diversi paradigmi elaborati dai teologi impegnati nel dibattito, rilevando sia un forte impegno in questo ambito da parte di vari organismi ecclesiali, sia un notevole interesse al tema da parte della società civile. La proposta dell’A. è l’elaborazione di un confronto con le religioni non cristiane che trovi i suoi fondamenti nella teologia trinitaria.

H.M. Barth, A comparison with non-Christian religions in contemporary German theology

Barth offers an over-view of recent discussions about dialogue with non-Christian religions. He is principally interested in the Protestant perspective as he presents different paradigms developed by theologians engaged in these discussions. He notes that various church organisations are committed to this work and also that there is considerable public interest in it. Barth suggests that engagement with non-Christian religions be grounded in Trinitarian theology.

F. Ferrario, Chiesa e teologia in un cristianesimo di diaspora

L’intervento presenta un’ipotesi relativa al presente e al futuro dell’impresa teologica nel contesto di radicale secolarizzazione che caratterizza soprattutto il continente europeo. La fine del cristianesimo sociologicamente egemone ri- chiede, a parere dell’A., una chiesa e una teologia concentrate sul loro tema. L’enfasi sulle questioni di metodo che ha largamente caratterizzato la seconda parte del XX secolo dovrebbe essere superata da una rinnovata centralità dei con- tenuti. Particolarmente interessanti in tale direzione appaiono alcuni recenti ap- porti della teologia nordamericana detta postliberal.

F. Ferrario, Church and theology in a Diaspora-Christianity

Ferrario suggests that theology has a particular job to do in the present and future context of the radical secularisation, which is evident especially in Europe. In a world where Christianity is no longer the accepted norm, Ferrario believes that the Church and theology must focus on the Christian message. During the second half of the 20th century theology tended to concentrate on methodology, it is time now to put the emphasis back on content, according to the author. In particular he suggests some recent so-called post liberal theological contributions from North America.

abstract vol 63 : 1

J.L. Ska, Genesi 2 – 3: qualche domanda di fondo

Dopo una breve storia della ricerca su Genesi 2 e 3, l’A. si dedica alla questione se nel testo siano da individuare due racconti originari o uno più antico e la sua rielaborazione successiva, concludendo che, salvo alcune aggiunte redazionali quali 2,10-14, il testo è essenzialmente unitario. Viene proposta, sul- la base dell’esame di alcuni motivi presenti nel testo e delle poche allusioni ad esso in Siracide Sapienza, una data di origine in epoca post-esilica, probabimente verso la fine dell’epoca persiana. Il testo, basato con ogni probabilità su antiche tradizioni locali, rappresenta la visione della creazione del «popolo del paese», rimasto in Giuda durate l’esilio ed è sviluppato in una certa tensione con la cosmologia sacerdotale di Gen. 1. La presenza dei due racconti di creazione uno accanto all’altro è conseguenza di una sorta di «compromesso storico».

J.L Ska, Genesis 2-3, some basic questions

Ska begins with a brief history of the research on Genesis 2 and 3. He then asks whether there were originally two different stories here, or an older ver- sion of a story which was later reworked. He concludes that except for some editorial additions (2. 10-14) this is essentially a single story. He dates these chapters to the post exile period, probably towards the end of the Persian era, on the basis of certain themes and also because Sirach and Wisdom include very few references to them. The text, which is very probably based on ancient local traditions offers a vision of the creation of the ‘people of the country’, those who remained in Judea during the Exile. It took form in tension with the priestly cosmology of Genesis 1. The presence of these two creation stories next to each other is the result of a sort of ‘historical compromise’.

D. Garrone, «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne […] e saranno una sola carne» (Gen 2,23-24). Matrimonio come ordinamento della creazione? Alcune considerazioni esegetiche

L’articolo si confronta criticamente con i principali argomenti avanzati di recente nell’ambito degli studi sulla Bibbia ebraica a sostegno di una interpretazione di Gen. 2,23-24 istituzione del matrimonio, in alcuni casi concepito come un «patto» indissolubile, difendendo invece la tesi che problemi istituzionali e normativi sono fuori dell’orizzonte del testo biblico, e che tutte le espressioni in esso utilizzate e il contesto spingono a leggerlo come eziologia della sessualità umana.

D. Garrone, At last this is bone of my bone and flesh of my flesh … and they will be one flesh (Genesis 2. 23.24) Some thoughts on exegesis

The author takes a critical look at important recent interpretations of the Hebrew Bible which argue that Genesis 2. 23-24 supports the idea of marriage as an indissoluble ‘pact’. Garrone believes that normative and institutional questions are outside the focus of the biblical text. Its wording and context sugge- st that we should understand it instead as an etiological explanation of human sexuality.

E. Noffke, «Adamo, dove sei?». Il peccato e la responsabilità umana nel Tanak e nella letteratura mediogiudaica

Il mediogiudaismo segna il passaggio da una religione sacrificale a due nuove, interamente svincolate dal sacrificio (giudaismo rabbinico e cristianesimo): com’è possibile che questo sia avvenuto senza particolari traumi? In realtà, numerosi segnali indicano che altre pratiche stavano sostituendo il sacrificio. Nella diaspora ellenistica in particolare, l’attenzione si era spostata dalla vittima al- l’attitudine morale del sacrificante. In generale, si diffonde l’idea che il sacrificio volontario di una persona possa indurre Dio a intervenire in favore del po- polo, fino a perdonare i suoi peccati. Alcuni gesti, come le abluzioni, stavano assumendo una proprietà purificatoria prima attribuita ai soli sacrifici (forse an- che il battesimo di Giovanni); per non parlare delle forti critiche alla gestione del sacrificio a Gerusalemme e del crescente spazio occupato dalla preghiera e dalla lettura della Torah. La distruzione del Tempio nel 70 non ha fatto altro che accelerare un processo in atto da tempo.

E. Noffke, Adam, Where are you? Sin and Human Responsibility in Middle-Judaism Literature

Middle Judaism was characterized by the passage from a religion based on sacrifices to two new religions without sacrifices, namely Christianity and Rabbinic Judaism. The main signs of this passage are the following: the attention was shifting from the sacrifice itself to the attitude and moral character of theone sacrificing, especially in Hellenistic Judaism; the idea that a person’s voluntary sacrifice could induce God’s intervention in favor of the people, even to the forgiveness of sins. Some acts, ablutions for instance, were substituting sacrifices as purification rites which were first attributed only to sacrifices. It is even possible that John’s baptism was intended for this purpose. There was al- so strong criticism on sacrificial rites practiced at the Temple in Jerusalem and a growing devotion to prayers and the reading of the Torah. The Temple’s de- struction in 70 just accelerated an ongoing process.

E. Bein Ricco, Religioni e politica

L’A. offre una ricognizione dei modelli di pensabilità del rapporto tra le religioni e la politica messi a punto da John Rawls, Jürgen Habermas e Michael Walzer, i quali, al di là delle loro specificità argomentative, convergono nel pro- spettare una forma di laicità storicamente aggiornata rispetto alla classica concezione liberale, che sia in grado di misurarsi con il carattere multiculturale e multireligioso delle attuali democrazie complesse.

E. Bein Ricco, Religion and politics

The author reviews the models for thinking about religion and politics constructed by John Rawls, Jürgen Habermas and Michael Walzer. Although the individual arguments of these philosophers differ, the all agree in proposing a form of religious neutrality historically up-to-dated with respect to the classic liberal conception. They hold that their concepts of the separation of church and sta- te are appropriate to the present-day multi-cultural, multi-religious situation of advanced democracies.

M.C. Laurenzi, Libri scritti e oltre

L’A. presenta una fenomenologia del linguaggio della fede. Essa si esprime in modo eminente nella forma della testimonianza: essa invita a una relazione e non può essere adeguatamente tradotta nel linguaggio dell’essere. Il messag- gio della risurrezione di Gesù indica, nella relazione, un primato della «possibilità» sull’essere, che trova nella testimonianza narrativa la propria trascrizione linguistica.

M.C. Laurenzi, Books and beyond

The author offers a phenomenology of the language of faith. This is a language which preferentially takes the form of witness. It invites us into a relationship and cannot be completely translated into the familiar language of our existence. The message of Christ’s Resurrection, in its relation to us, indicates a preference for ‘possibility’ over existence, and this preference finds it most appropriate linguistic transcription in narrative witness.

L. Savarino, In Vineis veritas

Le difficoltà del modello bioetico laico e liberale derivano dall’aver accentuato in modo unilaterale l’aspetto della libertà decisionale dell’individuo. La situazione non sembra più felice se si guarda a quelle posizioni di matrice religiosa, in gran parte di stampo cattolico, che sembrano considerare la capacità di scelta degli individui come immatura o addirittura pericolosa, e intendono limitar- la in nome di una norma oggettiva o attraverso il ricorso al diritto naturale. Al centro del dibattito sulla bioetica si colloca oggi, in tal modo, la questione dei li- miti dell’autonomia, e della distinzione tra autonomia e autoreferenzialità.

L. Savarino, In Vineis veritas

The problems with a liberal, non-religious model of bio-ethics are the result of a one-sided over-emphasis on the right of the individual to make decisions. The situation of the religious model of bio-ethics, which for the press generally means Roman Catholic, is no brighter however. On that side individual freedom of choice is considered immature or even dangerous, something to be limited in the name of objective norms or natural law. The question of limits to autonomy and the distinction between autonomy and taking the self as the measure of all things is thus at the heart of today’s discussion of bio-ethics.

abstract vol 63 : 2

W. Huber, Fede e ragione

L’Autore , vescovo della Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo e presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in German ia, disc ute il rapporto tra il cristianesimo e la ragione moderna di matrice illuministica, in dialogo critico con la lezione tenuta da Benedetto XVI all’Università di Ratisbona . Considerare l’ Illuminismo, e in particolare il pensiero kantiano , co me pura e semplice auto limitazione della ragione appare riduttivo. La fede cristiana ha un rapporto particolarmente stretto con la ragione critica, non solo nella sua forma greca, ma anche in quella moderna. Anche su questo punto vale il programma ecclesia semper reformanda.

W. Huber, Faith and Reason

The author of this article is a bishop in the Protestant church of Berlin-Brandenburg and president of the Council of the Protesta nt Church in Germany. He discusses the relationship between Christianity and modern thought originating in the Enlightenment, in critical dialogue with Benedict XVI’s lesso n at Rat is- bon . He believes that it is an over-simplification to consider the Enlightenment, and Kant in particular pur ely as a self-imposed limitation of reason. He main- ta ins that Christian faith has a close relationship with critical thinking, as it comes to us fro m Greek thought and fro m the Enlightenment. Here too the formula ecclesia semper reformanda remains relevant .

S. Morandini, La ragione teologica nel tempo della scienza

Come pensare il valore e il senso della ragione teologica in un tempo in cui la possibilità stessa del disc orso su Dio appare mess a in discussione dai saperi scientifici, in particolare dall’evoluzionismo postdarwiniano ? La pro spetti va di questo saggio non è quella della contrapposizione polemica al disc orso scientifico, ma piuttosto quella della positiva valorizzazione di quella delimitazione del campo che è costitutiva per esso , come descrizione del reale in termini di relazioni di causa-effetto . Si apre così naturalmente uno spazio per una teologia che sia ermeneutica dello stesso reale, alla luce dell’esperienza di fede. Una teologia che sappia dire di un mondo che è creazione, abitabile e aperto all’indagine razionale, ma anche abitato da uno Spirito, che lo conduce a un compimento oltre se stesso .

S. Morandini, The theological Reason in a scientific Age

How can we ascribe value to or make sense of theological discourse, when scientific reasoning, and particularly the theory of evolution, see ms to question any inclusion of God at all. This article does not oppose scientific discourse, but rather enters into the positive confines established by science, that is to say, a description of reality in terms of cause and effect. This creates a space for theology as an interpretation of that same reality, in the light of faith. This is a theology which interprets the world as creation, inhabited by and ope n to rational investigation, but inhabited also by a Spirit which leads it to a completion beyond its self.

F. Ferrario, Fede e ragione. Quale dialogo possibile?

L’articolo prende le mosse dal vivace confronto tra un modello di ragione che si dichiara illuminista e in generale ateo (presentato sulla base di un testo di Paolo Flores d’Arcais) e quella fatta propria da Benedetto XVI nella lezione tenuta a Ratisbona . La teologia evangelica concorda con il pontefice romano nella sottolineatura della dimensione pensante della fede; la ragione, tuttavia, non è preliminare rispetto al credere e non fonda l’idea di Dio. Piuttosto , il pensiero accompagna la fede e l’attraversa. Ciò ha conseguenze anche per quanto riguarda il modo di comprendere il rapporto tra chiesa e società: su questo punto, la prospettiva evangelica può individuare importanti punti di convergenza con quella fatta propria, tra gli altri, da Flores d’Arcais.

F. Ferrario, Faith and Reason. What kind of Dialogue

This article start s from a lively comparison between an Enlightenment and generally atheist model of thought (here represented by a text of Paolo Flores d’Arcais) and the model proposed by Benedict XVI in his lesson at Ratisbon . Protestant theology agrees with Pope Benedict in pointing out that faith includes an element of reason. Reason is not a prerequisite to faith however, nor is it the basis of our belief in God. Rat her, reason accompanies our faith, but is not limited by it. This point of view affects our understand ing of the relationship between the church and society, and on this question Protestant theology sometimes agrees with Flores d’Arcais, among others.

S. Rostagno, Ius ratio basi della laicità

Presentando due pubblicazioni recenti, rispettivamente di Aldo Schiavone e di Italo Sciuto, l’Autore propone un modello di razionalità, sia teoretica, sia pratica, che eviti i corto circuiti dell’oggettivismo dogmatico e del comunitarismo. L’esigenza di oggettività rest a ovvia mente important e: essa però non è identificabile co n un livello qualsiasi raggiunto da tale o talaltra formula nella storia.

S. Rostagno, Ius e rat io as basis of Laicity

The author of this article looks at two recent publications by Aldo Schiavone and Italo Sciuto respectively. He proposes a theoretic al and practic al model of thought which is neither dogmatically objective nor defined by the community. Objectivity is obviously important , but should not be defined by an particular historical formula.

abstract vol 63 : 3

L. Scornachienchi, Paolo, Luca, Cicerone: il dibattito sulla natura della divinità e la citazione di Arato di Soli in Atti 17,28

L’articolo si pone in posizione critica nei confronti della definizione della teologia neotestamentaria come un sistema religioso innovativo. Dall’analisi del discorso di Paolo sull’Areopago si evince che l’Autore degli Atti aveva una chia- ra percezione della varietà di espressioni religiose del suo tempo e che colloca- va il messaggio cristiano piuttosto nell’ambito del dibattito filosofico sulla divinità e della sua critica alle forme religiose pagane. La citazione di Arato ne è la dimostrazione.

L. Scornachienchi, Paul, Luke, Cicero: a debate about the nature of God and the quotation from Aratus in Acts 17.28

The article is critical of the definition of New Testament theology as an innovative religious system. Scornaienchi analyses Paul’s speech on the Areopagus to show that the Author of had a clear idea of the variety of religious expressions of his own time and instead saw the Christian message as part of the philosophical debate about God and as a criticism of pagan religious practices. The quotation of Aratus is proof of this.

W. Jourdan, Esiste ancora la giustificazione per fede?

La «nuova prospettiva su Paolo» rappresenta ormai un filone di ricerca conosciuto e ampiamente sviluppato nel quadro degli studi paolini. Molti dei suoi autori principali sono nomi noti nel mondo degli studi neotestamentari, non solo in relazione alle ricerche su Paolo, ma anche per le loro ricerche in altri set- tori della teologia del Nuovo Testamento. L’articolo si propone di presentare in maniera riassuntiva le posizioni fondamentali degli autori più importanti della new perspective on Paul, mettendo in luce in quale modo questo ambito di ri- cerca abbia messo in discussione la classica interpretazione della teologia paolina.

W. Jourdan, Is there still a justification for faith?

The «new perspective on Paul» now represents a well known and well developed area of Pauline research. Many of the most important authors are well known in the field of New Testament research, not only with regard to Paul but also in other areas of study. The article presents a summary of the positions of the most important authors of the new perspective on Paul and shows how their research challenges the classical interpretation of Pauline theology.

S. Corso, Pietro Valdo Panascia (1910-2007), pastore ecumenico nella diaconia

L’Autore, che da giovane sacerdote cattolico condivise le iniziative di P.V. Panascia, ne ricostruisce ora la testimonianza. Antesignano dell’antimafia a Pa- lermo, Panascia si misurò con Danilo Dolci e con cattolici novatori, richiamando all’evangelo la curia arcivescovile. Aprì la comunità, non senza resistenze, a esigenze del territorio e apporti internazionali. «Guai a me se non diakonizzo» è la sua sintesi teologica, dove diaconia è «costruire speranza» tra evangelizzazione ed insegnamento.

S. Corso, Pietro Valdo Panascia (1910-2007) ecumenical pastor of the deaconate

As a young Catholic priest, Corso took part in PV Panascia’s initiatives and here offers his own witness of those events. Panascia along with Danilo Dolci and other Catholic innovators was an early leader of the anti-mafia movement in Palermo. They called on the Episcopal Curia to follow the Gospel and, not without resistance, opened up the local community to local needs and international contributions. «Woe to me if I don’t serve» is an abbreviation of his theology, where to serve means «to build hope» by evangelising and teaching.

R. Fontana, Per eccesso di mistero. Sul libro Nostalgie d’Israël di Marcel Dubois

L’Autore presenta una riflessione critica sull’itinerario del teologo domenicano recentemente scomparso, leggendolo a partire dalle posizioni espresse nel suo ultimo libro. Senza negare i meriti di Dubois nella storia dei rapporti tra ebraismo e cristianesimo, l’Autore ritiene che la visione che egli presenta sia debitrice di un’impostazione generale del problema che andrebbe superata definitivamente.

R. Fontana, For excess of mystery. On the book Nostalgia of Israel by Marcel Dubois

The Author presents a critical evaluation of the recently deceased Domini- can Dubois’ theology. Fontana starts from Dubois’ most recent book and although he doesn’t deny Dubois’ contributions to the history of Christian-Jewish relations, he maintains that his vision is derived from a formulation of the question which should be definitively superseded.

Prendendo spunto da alcuni episodi avvenuti sulla scena accademica euro- pea, l’Autore propone alcune considerazioni sulla collocazione della teologia evangelica nell’attuale dibattito culturale.

E. Fiume, De religione christiana fides

E. Fiume, De religione Christiana fides

This work which is now available in the critical edition edited by L. Baschera and C. Moser represents the most complete presentation of Girolamo Zanchi’s (1516-1590) thought. He was a reformed Italian theologian who had been a ca- non of the Lateran, was converted to Protestanism by PM Vermigli at Lucca, and was then a professor of theology at Strasburg and Heidelberg. The work il- lustrates how the Italian reformers and especially Zanchi brought Aristotelian and scholastic ideas into Protestant theology and which thus began its long and fruitful development.

F. Ferrario, Teologia evangelica e università. Tramonto di una tradizione?

L’opera, disponibile ora nell’edizione critica curata da L. Baschera e C. Moser, costituisce la presentazione più completa del pensiero di Girolamo Zanchi (1516-90), teologo riformato italiano, ex canonico lateranense, convertito al pro- testantesimo da P.M. Vermigli a Lucca, professore di teologia a Strasburgo e Heidelberg. L’opera mette in luce il patrimonio aristotelico e scolastico che i Riformatori italiani e Zanchi in particolare portarono in dote alla teologia riformata, dando inizio al percorso lungo e fecondo della teologia ortodossa.

F. Ferrario, Protestant theology and the university. The loss of a tradition?

Ferrario considers several events within the European academic scene and reflects on the position of Protestant theology in the present cultural debate.

abstract vol 63 : 4

E. Noffke, Il libro degli Atti tra sinagoga e impero

Il presente articolo si propone l’obiettivo di inserire il libro degli Atti degli apostoli nella riflessione neotestamentaria sul rapporto tra Regno di Dio e Impero (e potere politico in generale). Ben lungi, dunque, dal voler interloquire con l’impero, Luca si rivolge ai credenti del suo tempo per esortarli a mantenere un profilo di rispetto nei confronti dell’autorità politica, ma di fermezza quando essa travalica i suoi confini. Per delineare questi confini usa le “maschere” dei personaggi del passato: le autorità giudaiche oppure il re Agrippa I (la cui morte agghiacciante serve a Luca per condannare ogni forma di culto dell’imperatore).

E. Noffke, The Book of Acts Between Synagogue and Empire

This article proposes to see the Acts of the Apostles in the frame of the New Testament view about the relationship between the Kingdom of God and the Empire (and political power in general). Indeed, Luke doesn’t wish to talk to the Empire, he rather urges believers of his time to respect political authority, but also to stand firm when it over-steps its boundaries. In order to make these boundaries clear, Luke uses symbolic historical figures: Jewish authorities or King Agrippa I, whose terrible death gives Luke the opportunity to condemn every form of cult of the emperor.

C. Landi, Le Chiese Evangeliche a Roma (1870-1914) sotto il profilo storico-urbanistico

L’analisi del contesto topografico e urbanistico della città di Roma tra il 1870 e il 1914 rappresenta una nuova e inconsueta forma di indagine che può aiutare a comprendere e ad arricchire la storia della formazione delle prime comunità evangeliche. Da quando Roma fu designata capitale d’Italia, grandi trasformazioni dell’assetto urbanistico modificarono l’immagine della città. Questi cambiamenti influirono in maniera determinante sulla scelta dei luoghi dove le comunità eressero i propri edifici di culto e dove svolsero la loro attività di evangelizzazione e testimonianza.

C. Landi, Protestant Churches in Rome (1870 – 1914). An Historical and Topographical Profile

Topographical analysis of the city of Rome between 1870 and 1914 is a new and unusual way of research that could help understand better the history of the first protestant congregations in the city. After Rome became the capital of Italy, urban planning transformed the city. These changes had an important influence on the community’s choices of where to build their churches, to witness to their faith, and to evangelise.

M.C. Laurenzi, Riflessione, come forma del pensiero biblico

L’esperienza sensibile verifica, ma l’esperienza della fede biblica è il ripro- porsi di una parola libera e liberante; su essa vi è riflessione, meditazione. Il Gesù degli storico-critici diventa oggetto; manca riflessione sul rapporto tra Lui e il Padre, ma ad esso non si contrappone la cristologia. Il dogma infatti mette in una logica identitaria il Gesù in relazione: si cerca di concettualizzarlo per renderlo comprensibile: ma la parola di Dio si manifesta senza assoluti.

M.C. Laurenzi, Reflection as a Form of Biblical Thought

Experience confirms, but the experience of faith is to come face to face to a word which is both free and liberating, a word on which to reflect and meditate. Jesus becomes an object to the historical critics; and a Christological reflection is here methodologically suspended. Dogma, on the other hand, tends to objectify the Jesus who reveals himself in relationship. It attempts to make him comprehensible as an absolute, but the word of God does not speak in absolute terms.

F. Ferrario, Credo la chiesa cattolica. Una prospettiva riformata

L’Autore presenta la terza delle notae ecclesiae, nei suoi due aspetti: dono di Dio alla chiesa, compito della chiesa di fronte a Dio e al mondo. Viene sottolineata l’esigenza, per il protestantesimo, di vivere nella prassi quotidiana (predicazione, catechesi, decisioni sinodali) la cattolicità riconosciuta dai processi ecumenici, in particolare in quello che ruota attorno alla Concordia di Leuenberg.

F. Ferrario, I Believe in the Catholic Church, a Protestant Prospective

The Author speaks about the third of the Notae Ecclesiae in its two aspects: the gift of God to the church; the responsibility the church has towards God and towards the world. He emphasises the task for protestant Churches to live out in their daily lives (preaching, teaching, synodical decisions) the catholicity which ecumenical agreements speak about: particurarly those related to the Leuenberg Agreement.

abstract vol 64 : 2-3

La teologia di Paolo in discussione
A discussion about the theology of Paul

Gerd Theissen, La nuova prospettiva su Paolo e i suoi limiti. Alcune considerazioni psicologiche

L’articolo riassume l’interpretazione di Paolo nella «nuova prospettiva su Paolo» in cinque tesi e offre una serie di contro-tesi che si basano su argomentazioni della psicologia storica della religione. Nonostante che l’interpretazione tradizionale di Paolo nella tradizione luterana e il suo rinnovamento nella scuola bultmanniana da parte degli ermeneuti esistenzialisti rifiuti enfaticamente un approccio di tipo psicologico, il risultato di queste considerazioni psicologiche sono in accordo con Lutero e Bultmann. Esse sono una interpretazione protestante riveduta della teologia paolina, ma tengono in considerazione la dimensione sociale della teologia paolina che è stata scoperta nella «nuova prospettiva su Paolo».

Gerd Theissen, The new perspective on Paul and its limits. Some psychological considerations

The article summarises the interpretation of Paul which is offered in “A New Perspective on Paul” as five arguments. It answers these with five counter arguments based on the historical psychology of religion. Although the traditional interpretation of Paul in the Lutheran tradition and its existential reworking by Bultmann’s followers emphatically refused a psychological approach, these considerations are in line with Luther and Bultmann. They offer a revised Protestant interpretation of Pauline theology, but also take into account the social dimension of Paul’s theology which was first articulated in “A New Perspective on Paul”.

Oda Wischmeyer, Cosmo e cosmologia in Paolo

L’articolo si propone una riflessione sul discorso cosmologico in Paolo a par- tire da un confronto con la cosmologia platonica del Timeo e dai suoi riflessi in Filone Alessandrino. La cosmologia in questi due autori non è solo una riflessione sulla struttura del cosmo, bensì una riflessione sulla sua origine e sul suo evolversi, e anche un discorso sull’umano e sulla storia. Sulla base delle tesi diT. Engberg-Pederson che collegano cosmologia e apocalittica in Paolo, si può concludere che il discorso cosmologico in Paolo non comprende solo i riferimenti alla creazione dell’universo, ma anche la visione apocalittica della fine. Una differenza sostanziale rispetto a Platone e a Filone è che in Paolo al centro del discorso è posta la perfezione che si deve realizzare alla fine e non si colloca all’inizio dell’universo. Ciò si comprende dal fatto che per Paolo la visione del cosmo è subordinata alla cristologia e al compimento del piano di salvezza.

Oda Wischmeyer, Cosmos and Cosmology in Paul

This article considers the cosmological discourse in Paul, starting from a comparison with the platonic cosmology in Time The article offers a reflection on Paul’s cosmology, which it compares to the platonic cosmology in the Timaeus and the later reuse of that in Philo of Alexandria. The cosmology of Plato and Philo are not only reflections on the structure of the cosmos, but consider its origin and evolution and also human life and history. T Engberg-Peder- son connects Paul’s cosmology to his belief in the apocalypse. On that basis we can say that Paul’s cosmology does not only refer to the creation of the universe, but also includes an apocalyptic vision of its end. Paul’s understanding dif- fers from Philo’s and Plato’s because he believes that perfection comes only at the end of the universe, not at its beginning. This becomes clear when we understand that Paul’s vision of the universe is subordinate to his Christology and completion of the plan of salvation.

Lorenzo Scornachienchi, L’antropologia paolina come riflessione sul corpo

L’articolo descrive l’antropologia paolina a partire da due termini centrali nelle lettere di Paolo, sa,rx e sw/ma. Nella filosofia greca, l’uomo viene compreso essenzialmente a partire dal pensiero, che è la sua parte più nobile e immortale, mentre il corpo è considerato ignobile e mortale. Il discorso paolino sull’umano costituisce una novità in questo quadro a partire dalla salvezza della croce e della risurrezione che accadono in relazione al corpo. La storia della ricerca, brevemente tratteggiata, mostra la difficoltà di concepire un’antropologia che parta appunto dal corpo.


Lorenzo Scornachienchi, The Anthropology of Paul as a reflection on the body

The article describes Paul’s anthropology beginning from two key terms in his letters: sarc and swma. In Greek philosophy man is understood essentially on the basis of thought, which is his most noble and immortal aspect, while the body is held to be mortal and not noble. Paul’s position on human existence constitutes something new in this sense, beginning with the salvation of the cross and the resurrection which concern the body. The research briefly outlined here demonstrates how difficult it is to understand an anthropology which begins from the body.

Andreas Köhn, Paolo, teologo «apocalittico» dell’Evangelo?

Possiamo pensare al teologo Paolo in termini apocalittici? Se è possibile, con quale precomprensione del fenomeno dell’apocalittica? Partendo dalla situazione dell’esegesi attuale non unanime sul tema, il contributo cerca di entrare nel vivo della discussione, presentando alcune piste della ricerca più recente, per arrivare, grazie ad alcune considerazioni fatte attorno al testo di I Tess. 4, a una comprensione di Paolo come un teologo sia «apocalittico» sia «integrato».

Andreas Köhn, Paul, an “apocalyptic” theologian of the Gospel?

Can we think of Paul’s theology in apocalyptic terms? If so, what is our un- derstanding of apocalyptic? This article starts off from current work on the the- me, which is not all of one mind. The author tries to enter into the midst of the discussion and presents some aspects of the more recent research. he takes a close look at 1 Thessalonians 4 and suggests that we can consider Paul as both an ‘apocalyptic’ theologian and at the same time as an ‘integrated’ one.

Eric Noffke, Paolo e l’impero, una nuova ricerca

Nel 1995 Neil Elliot ha pubblicato il suo Liberating Paul, un tipico esempio della prima fase della nuova ricerca che sta fiorendo proprio in questi anni su Paolo (e in genere sul Nuovo Testamento), sul suo rapporto di opposizione al- l’impero romano e sull’influenza da questo esercitata. Il principale interesse di questa nuova ricerca (potremmo citare anche altri nomi illustri come W. Carter,R. horsley, E. Schüssler-Fiorenza) è quello di liberare Paolo dalle catene impo- stegli da quasi duemila anni di abuso in ambito teologico, facendone uno stru- mento di oppressione sia nella chiesa sia nella società. Gli ultimi dieci hanno visto un progressivo ampliamento dell’approccio originario, legato soprattutto alle teologie femministe e della liberazione; grazie anche ad alcuni studiosi eu- ropei, infatti, si rivela una maggiore attenzione per gli aspetti letterari e storici della questione. Rimane la domanda se questa nuova ricerca sia solo una rispo- sta dell’esegesi biblica all’ondata delle teologie della liberazione, magari con- tro la crescente influenza della destra religiosa, oppure se essa porterà risultati durevoli nell’ambito degli studi paolini. Lo scopo di questo articolo è di mette- re in evidenza e alcuni sviluppi della recente esplosione di studi in questo cam- po, offrendone una prima valutazione (sostanzialmente positiva) e una biblio- grafia ragionata.

Eric Noffke, Paul and Empire: a new research

In 1995 Neil Elliot published his Liberating Paul. This book is a typical product of the first phase of the newly flourishing research on the Apostle Paul (and generally on the New Testament), that was taking new impulse in those years, focused on the apostle’s relationship with power, specifically the Roman pow- er. The main interest of these studies (not only Elliot, but also Carter, horsley, Schüssler-Fiorenza to give only some meaningful names) was to liberate Paul from the chains of almost two thousands year of misuse of his theology as an oppressive tool both in church and in society. The last ten year have seen a progressive shift from this kind of interest, tied to a liberation-feminist-sociological and so on approaches. Also thanks to (finally!) some European scholars, the focus seems now to move slowly towards a more literary and historical point of view. The fundamental question arises, whether this new inputs in research were (and are) only an answer, in the wave of political theologies, against the growing political “religious right” in the world or will they bring steady and durable results in Pauline studies? The aim of this paper is to evidence some developments within the recent “explosion” of studies in this field that occurred in the last twenty years, providing a reasoned bibliography.

Ricezione di Paolo

Yann Redalié, «Lavorare per non essere di peso a nessuno». Paolo, un modello per diverse stagioni?

In I Cor. 9,3-18, Paolo si sofferma sulle ragioni del sostentamento dell’apostolo a carico della comunità, per poi giustificare la propria rinuncia ad avvaler- si di tale diritto in nome della evangelizzazione. La dialettica relativa al sostentamento dell’apostolo ha dato luogo a diverse interpretazioni all’interno della stessa tradizione paolina dei primi decenni. Atti. 20,33-35 trasforma in regola di solidarietà per gli Anziani di Efeso la scelta di Paolo a Corinto e Tessalonica: lavorare per non pesare sulla comunità (I Cor. 4,12; I Tess. 2,9). Per I Tim. 5,17 ss., invece l’eccezione paolina non modifica le regole di principio enuncia- te a suo tempo da Paolo stesso (I Cor. 9,4.14), è giusto che gli Anziani merite- voli di Efeso ricevano un compenso materiale per l’esercizio della loro responsabilità. Infine, il richiamo dell’autonomia materiale degli apostoli a Tessalonica servirà, in II Tess. 3,7-10 contrariamente ad At. 20,33-35, a ridurre e addirittura a eliminare il peso di coloro che si appoggiano materialmente sui membri della comunità.

Yann Redalié, To work so as not to weigh on anyone, Paul a model for different seasons?

In 1 Corinthians 9. 3-18 Paul discusses the reasons why the community should maintain him, but then explains that he has rejected that maintenance for the good of his ministry. The discussion about maintaining the apostle has given rise to various interpretations within the Pauline tradition itself from theearliest period. In Acts 20. 33-35 Paul’s choice at Corinth and Thessalonica, work in order not to weigh on the community (1 Corinthians 4. 12; 1 Thessalonians 2.9) is transformed into a rule of solidarity among the elders at Ephesus. In 1 Timothy 5. 17 ff instead Paul’s renunciation does not change the prin- ciple expressed by Paul himself (1 Corinthians 9. 4-14). It is right that the worthy elders of Ephesus receive material compensation for the exercise of their responsibility. Finally recalling the apostles in Thessalonica to material independence will serve to reduce or even eliminate the weight of those who lean materially on members of the community (here 2 Thessalonians 3. 7-10 is in contrast to Acts 20. 33-35).

Daniele Pevarello, Ricezione e influenza di I Cor. 7 sul primo ascetismo cristiano: l’esempio di Taziano, Clemente Alessandrino e Tertulliano

I Corinzi 7 ha ricoperto un ruolo importante nel dibattito su matrimonio e celibato nel cristianesimo delle origini e in particolare nel confronto con l’encratismo e il montanismo e nella nascita dell’ascetismo. Nella I Corinzi, Paolo si espresse a favore o contro il matrimonio? Le opinioni espresse dai primi commentatori di Paolo in proposito sono state tanto svariate e, talvolta, ambigue quanto quelle espresse da certi commentatori moderni. L’articolo approfondisce la ricezione delle istruzioni paoline sul matrimonio in Taziano, Clemente e Tertulliano, evidenziando come i loro differenti programmi teologici hanno generato un intero spettro di diverse esegesi di I Corinzi.

Daniele Pevarello

1 Corinthians 7 played a central role in the Early Christian debate about marriage and celibacy, particularly in its struggle with Encratism and Montanism and in the beginnings of asceticism. Was Paul in 1 Corinthians encouraging or rejecting marriage? The opinion expressed by Paul’s earliest commentators on this matter has been as varied and, at times, as contradictory as that of some modern scholars. The article provides insight into the reception of Paul’s instructions on marriage in Tatian, Clement and Tertullian, showing how their different theological agenda brought a range of very diverse exegeses of 1 Co- rinthians 7.

Mauro Pesce, Per fidem sine operibus legis (Rom 3,28). Alcune questioni circa la presenza di una tematica paolina nella storia della filosofia moderna

In età moderna, l’esegesi biblica diventa parte essenziale della riflessione critica europea sul proprio sistema simbolico. Il primo passo è la distinzione tra Gesù e le prime generazioni cristiane. I passi successivi consistettero nel met- tere in discussione tutte le principali concezioni neotestamentarie relativamente ai rapporti tra ragione e fede, tra esseri umani e mondo divino, tra autorità ecclesiastica e autorità politica, tra ebrei e cristiani, tra esigenze etiche e concezioni, dottrine e dogmi cristiani. Scienza, morale, politica, la stessa religione potevano costruire la propria autonomia solo nella misura in cui si mettevano in discussione le concezioni tradizionali tramite una nuova interpretazione di quell’insieme di testi – il Nuovo Testamento – che di quel sistema culturale era una delle basi fondanti. La riflessione critica su Rom. 3,28, è uno dei capitoli in cui questa riflessione si è verificata. Il tentativo di creazione di un sistema concettuale indipendente dalle Scritture ebraico-cristiane è tuttavia tutt’altro che terminato. Sembra che le grandi categorie culturali ebraico-cristiane continui- no a determinare il nostro modo di pensare anche se l’empirismo della scienza e della tecnica e i modi di vita di grande quantità di persone sembrano usciti da qualche tempo dalla cultura cristiana.

Mauro Pesce, Per fidem sine operibus legis (Romans 3, 28) Some questions on the presence of a Pauline tradition in the history of modern philosophy

In modern times, biblical interpretation has become an essential part of European critical reflection on its symbolic system. It is important first of all to distinguish between Jesus and the first generations of Christians. Then we must call into question all the principal New Testament ideas relating to the relation- ship between reason and faith, the human and the divine, ecclesiastical authority and political authority, Christians and Jews, ethical needs and ideas, Christian dogma and doctrine. Moral thought, political thought, even religion itself could become autonomous subjects of thought only in so far as they questioned traditional ideas. This was done by a new interpretation of that collection of texts – the New Testament – which was one of the foundation stones of that cultural system. Critical reflection on Romans 3. 28 is one of the texts where this reflection took place. The attempt to create a conceptual system independent of Judeo-Christian scripture is not over, even now. It seems that the big Ju- deo-Christian categories continue to determine our way of thinking, even though empirical science and technology seem to have left Christian culture behind quite some time ago, as indeed many people also seem to have done.

François Vouga, Paolo, l’Evangelo in Europa

L’articolo presenta Paolo come figura fondatrice di un’Europa unita e diver- sa, liberale e solidale, laica e democratica. Proposizione paradossale a prima vista che l’Autore argomenta in tre tesi. Primo, a Paolo dobbiamo, nella storia dell’Occidente, la scoperta del soggetto personale in quanto «Io», con le dimensioni di individualità, introspezione e vita spirituale dell’individuo che gli sono connesse. La seconda tesi sostiene che questa scoperta dell’«Io» come soggetto personale e come elemento costitutivo – universale – di ogni essere umano nasce dalla singolarità assoluta di un evento che Paolo descrive come una rivelazione di Dio: «Dio ha rivelato suo Figlio in me» (Gal. 1,12 e 16). Essendo Padre del Crocifisso, Dio non può restare il garante delle qualità, dell’elezione, della fedeltà alla legge, della purezza o della saggezza. Egli si presenta al contrario come il Dio del riconoscimento incondizionato delle persone. Questa scoperta della persona come «Io», che risulta da una rivelazione divina e conduce a riconoscere gli altri nella loro differenza, fa da fondamento a una nuova forma di società universalista e pluralista, terza tesi. L’universalismo pluralista di Paolo non risulta da un’idea politica ma da una rivelazione teologica di ciò che costituisce universalmente, e quindi singolarmente, l’identità della persona umana.

François Vouga, Paul, the Gospel in Europe

The article presents Paul as a founding figure of Europe united and divers, liberal and supportive, secular and democratic. This seems at first a paradoxical proposition which the author argues in three points. First of all, we in the West must credit Paul with the discovery of the personal subject, that is to say an “I” with the attributes of individuality, introspection, and the spiritual life of the individual to whom they belong. The second point claims that this discovery of “I” as a personal subject and as a common essential element of every human being originate from an absolutely unique event which Paul calls the revelation of God :”God has revealed his Son in me” (Galatians 1. 12, 16). Since God is the Father of the Crucified One, he cannot remain the guarantee of quality, election,faithfulness to the law, purity, or wisdom. On the contrary. he presents himself as the God who unconditionally recognises individuals. This discovery of the person as “I” originates in a divine revelation and brings about the recognition of others in their individual differences. It is the foundation of a new form of society which is universalist and pluralist. And that is the third point. Paul’s universalist pluralism does not derive from a political idea but from a theological revelation of what constitutes the identity of the human person, of every person everywhere.